Il primo filone investigativo dell’importante inchiesta della procura di Paola su presunti appalti truccati e legami con la massoneria giunge al termine. Nella mattinata di oggi, infatti, l’ufficio inquirente, coordinato dal procuratore capo, Pierpaolo Bruni, ha emesso l’avviso di conclusioni delle indagini preliminari, a carico di 16 persone. Si tratta dell’inchiesta, coordinata dai pm, Antonio Lepre e Maria Francesca Cerchiara, i quali, insieme al procuratore Bruni, e al lavoro investigativo dei carabinieri della Compagnia di Scalea, diretta dal capitano Andrea Massari e dei militari dell’Arma del Nucleo Investigativo di Cosenza, guidato dal Maggiore, Giuseppe Sacco, hanno accertato presunte condotte illecite che riguardano appalti pubblici in alcuni comuni della costa tirrenica cosentina, tra cui Belvedere Marittimo, Aieta e Scalea, luogo in cui nascerebbe la presunta associazione a delinquere finalizzata finalizzata alla realizzazione di un programma criminoso per commettere reati contro la pubblica amministrazione.

Appalti e massoneria: le indagini

La lente d’ingrandimento è stata posta anche in provincia di Potenza, per un complessivo volume d’affari di circa 300mila euro. Secondo l’accusa, infatti, lo scopo della presunta associazione a delinquere era quelli di concordare offerte tra gruppi formalmente distinti, ideando di volta in volta un meccanismo idoneo ad eludere le regole vigenti. Condotte che gli investigatori hanno evidenziato nel corso delle indagini che, per due capi d’accusa, proseguono nel massimo riserbo. Uno dei due, tuttavia, riguarda la presunta associazione segreta e allo stato attuale risulta omissato, così come il capo “I” della rubrica imputativa.

Appalti e massoneria nel Cosentino: le nuove accuse

L’avviso di conclusioni indagini, inoltre, porta alla luce anche un nuovo capo d’imputazione a carico di Luigi Cristofaro, Francesco Arcuri e Giuseppe D’Alessandro. Secondo la procura di Paola, infatti, i tre avrebbero falsificato le firme dell’ex sindaco di Belvedere Marittimo, Giuseppe Cascini, dell’ingegnere Davide Gazzaneo e dell’ingegnere Carmine Ruggiero, entrambi iscritti all’ordine provinciale degli ingegneri di Cosenza. I tre, ovviamente, sono parte lesa nel procedimento penale in questione. I fatti contestati, infine, risalgono all’inizio del mese di luglio. Le presunte firme false sarebbero state detenute all’interno della cartella condivisa “Google drive”, alla quale avrebbero avuto accesso i tre indagati mediante i rispettivi hard disk.

Appalti e massoneria nel Cosentino: tutti gli indagati

L’elenco degli indagati comprende, in definitiva, Luigi Cristofaro, Antonio Delvecchio, Giuseppe Delvecchio, Maria Grazia Melega, Francesco Esposito, Paola Di Stio, Vincenzo Cristofaro, Silvano Cairo, Giuseppe D’Alessandro, Giuseppe Marsico, Marco Liporace, Giampiero D’Alessandro, Maria Petrone, Raffaele Grosso Ciponte, Giuseppe Caroprese e Giuseppe Amodeo. Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Emma Eboli, Amerigo Cetraro, Davide Rosselli, Francesco Germano e Giorgio Cozzolino, Massimo Raffo, Francesco Liserre, Luigi Crusco, Egidio Rosati, Alessandro Gaeta, Roberto Le Pera, Giuseppina Carricato, Roberta Sette, Vincenzo Bonafine, Alessio Luca Bonafine e Italo Guagliano.