L’inchiesta si snoda tra Sardegna, Calabria e Abruzzo. All'ex amministratore delle società di trattamento rifiuti Ecotec ed Econet viene contestata la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente
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Turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. E’ questa l’ipotesi di reato rivolta all’imprenditore lametino Tonino Marchio a cui è stato imposto dal Gip del Tribunale di Nuoro, su richiesta della Procura della Repubblica, l’obbligo di dimora. Marchio, all’epoca dei fati amministratore delle società di trattamento rifiuti Ecotec srl ed Econet srl, è coinvolto insieme ad altre cinque persone in un’inchiesta relativa a presunti appalti pilotati tra Sardegna, Calabria e Abruzzo. Al centro della vicenda il Consorzio Industriale provinciale di Nuoro. Secondo gli inquirenti dietro la gara d'appalto che il Consorzio industriale provinciale (Cip) di Nuoro doveva bandire per realizzare una piattaforma per il trattamento dei rifiuti, finanziata dalla Regione Sardegna con due milioni di euro ci sarebbero accordi collusivi.
In particolare, il Cip avrebbe chiesto denaro per far sì che venisse affidato alla società di Marchio il lavoro di svuotamento e bonifica di una vasca contenente rifiuti speciali e anche l'appalto per la piattaforma. A mediare gli accordi illeciti - secondo l'accusa - sarebbe stato l'ingegnere e consulente Donato Sabatino, 49enne destinatario anch’egli dell’obbligo di dimora. Agli arresti domiciliari sono finiti il presidente e il direttore generale del Consorzio nuorese, Pier Gavino Guiso e Salvatorico Mario Serra, entrambi sospesi dai pubblici uffici, con conseguente immediata interdizione a proseguire i rispettivi incarichi. A Guiso è contestata la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Nel caso di Busi si parla di istigazione alla corruzione (di cui sono accusati anche Zilli e Sabatino), mentre a Serra è contestato anche il reato di falso ideologico.
L'altra vicenda oggetto dell'indagine riguarda i rapporti fra il Cip di Nuoro e la società Antica Fornace Villa di Chiesa, con sede a Bolotana (Nuoro), nella zona industriale. In questo caso gli inquirenti ruotano attorno ad un presunto accordo illegale fra il presidente e il direttore del Consorzio e il direttore dell'azienda per evitare la gara pubblica di assegnazione, in concessione per 30 anni, di alcuni lotti di terreno, cui l'Antica Fornace era interessata per realizzarvi impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. A pilotare la trattativa privata sarebbe stato il procuratore dell'Antica Fornace, Luigi Zilli. In cambio , secondo le accuse, gli indagati del Cip avrebbero messo in conto di ottenere l'assunzione, nell'azienda di Bolotana, di persone da loro segnalate.
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