Il leader del Carroccio non riferirà in Parlamento: «Se lo possono scordare». Dall’inchiesta della Procura di Roma emergerebbero tentativi recenti dei Verdini di continuare il rapporto con gli imprenditori utilizzando un’altra società
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«Se lo possono scordare...». Forse il virgolettato non è esatto ma il senso è quello. Matteo Salvini respinge, dalla sede del ministero delle Infrastrutture, la richiesta che arriva da M5S, Pd e Avs. L’opposizione lo invita a presentarsi in Parlamento per riferire sui risvolti politici dell’inchiesta sulle commesse dell’Anas che vede coinvolto, tra gli altri, Tommaso Verdini, fratello della sua compagna Francesca, finito agli arresti domiciliari, e tirato in ballo, seppur non indagato, uno dei suoi uomini di fiducia, il sottosegretario all’Economia Federico Freni.
Scanserà l’aula, Salvini, per non farsi coinvolgere in quella che rischia comunque di diventare una bufera politica. La misura cautelare disposta per Verdini jr tocca la cerchia ristretta del ministro. E poi è indagato anche il “suocero” del leader della Lega, Denis Verdini, con il quale i rapporti sono più che buoni al punto che il navigato politico non si trattiene dal dispensare qualche consiglio al “genero”. Difficile pensare a un Salvini distaccato rispetto al terremoto familiare che non si arresta e alle intercettazioni che tirano in ballo il suo partito. Le indagini chiariranno se siano semplici tentativi di millantare crediti da parte degli indagati che più volte hanno citato Freni. Resta apertissimo anche il fronte politico del centrodestra. Da Meloni filtra soltanto un commento affidato a fonti del suo entourage: «Questa è una brutta storia». Il commento del suo fedelissimo Giovanni Donzelli è ancora più netto: parla di storia “non bella” e ricorda che Fratelli d’Italia è nata proprio contro il Pdl di Verdini: «Noi non siamo ricattabili da lui». La presa di distanza, insomma, è netta.
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L’idea di Denis e Tommaso Verdini per evitare conseguenze penali
L’inchiesta della Procura di Roma, intanto, illumina uno schema che i magistrati considerano «gestito da Denis e Tommaso Verdini». Un «sistema corruttivo forte e stabile» che avrebbe portato a truccare gare «per importi milionari». Per il giudice delle indagini preliminari le esigenze cautelari disposte nei confronti di alcuni degli indagati sono necessarie perché i pubblici ufficiali coinvolti «rivestono tuttora ruoli operativi, di responsabilità e gestione di gare pubbliche in Anas». C’è di più. Il giudice Francesca Ciranna sottolinea un passaggio che proietta gli approfondimenti investigativi nel presente. Durante le indagini sarebbe «emerso che Denis e Tommaso Verdini, unitamente a Pileri (socio nella ditta finita al centro dell'inchiesta, ndr)», dopo le perquisizioni del 2022, «si stavano adoperando in concreto per proseguire il rapporto con gli imprenditori, interponendo una ulteriore società per mettersi al riparo dalle conseguenze penali del loro agire illecito». Il primo intervento della magistratura, dunque, non ha fermato il “sistema”: «Nonostante le indagini in corso e la perquisizione subita a luglio del 2022, gli imprenditori hanno continuato a “coltivare” e sostenere il rapporto illecito con i Verdini, Pileri e, di conseguenza, con i pubblici ufficiali confermati in Anas». I tempi evidenziati nell’ordinanza di custodia cautelare parlano di «condotte avvenute in epoca recente, nell’estate-autunno 2022» che si sarebbero «protratte sino ad aprile-maggio 2023». La scansione temporale è chiara e riassunta da un titolo di Repubblica: “La Lega al governo e la Inver fa affari”.
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Il peso politico di Verdini e la vicinanza con Salvini
Il fulcro del sistema è proprio «il peso politico di Denis Verdini», grazie al quale il figlio Tommaso e il suo socio Fabio Pileri «erano in grado di segnalare al nuovo management di Anas/Fs l’elenco di soggetti “affidabili”. (…) Una lista – chiosa il giudice – di buoni e cattivi». Che, aggiunge Repubblica, aveva preso un peso specifico sempre maggiore negli ultimi tempi: quando la Lega aveva occupato i ruoli chiave del governo.
Pur dagli arresti domiciliari – vi si trova per una condanna passata in giudicato – l’influenza di Denis Verdini resta importante. I contatti coltivati in anni di frequentazione dei Palazzi e la vicinanza con Salvini fanno gola a tanti. Sia ai manager di Anas in cerca di un posto al sole che agli imprenditori. È Pileri, in una intercettazioni, a chiarire bene il concetto, riferendosi proprio a un imprenditore che aveva troncato i rapporti con Inver tempo prima: «Guarda caso stasera è arrivato l’invito a cena... forse rifanno il contratto... Guarda caso dopo che Salvini si è insediato. Che tempistica ragazzi. Vergognoso!».