Antibiotici, tachipirina e ibuprofene i più ambiti. Recrudescenza del Covid e influenza australiana le principali cause della penuria, ma contribuisce anche la diffidenza degli acquirenti verso i farmaci equivalenti (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Dobbiamo proporre ai clienti un’alternativa disponibile in quel momento, ma non è detto che si fidino di noi. Dipende dall’urgenza: se non possono farne a meno, pur imprecando, ci stanno a sentire. Viceversa cercano altrove o aspettano controvoglia». Giampaolo Ioele, titolare di farmacia a San Benedetto Ullano nel Cosentino, fotografa gli effetti della pandemia, della crisi economica e della guerra in Ucraina. La Calabria non è un’eccezione e l’allarme lanciato a livello nazionale dalle associazioni e dai sindacati di categoria, non risparmia la nostra regione.
Scarseggiano antinfiammatori e antibiotici, l’ibuprofene sta diventando ambito come se ci fosse un’ultima confezione sul bancone e anche il periodo influenzale gioca la propria parte. «Inutile nasconderci - continua Ioele - non si riescono a reperire a sufficienza farmaci di prima necessità, tipo la tachipirina. Ho segnalato insieme ad altri colleghi questa situazione a Costantino Gigliotti, il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Cosenza, che, essendo a sua volta un titolare, ne aveva già pienamente contezza».
Carenza di medicine in tutte le provincie calabresi
La carenza è a macchia di leopardo, ma interessa tutte e cinque le provincie calabresi. Alfonso Misasi, segretario Federfarma Calabria, ammette il «momento difficile», ma invita a «non parlare di crisi». «Possiamo definirlo qualcosa in più di un campanello d’allarme - spiega -. Scegliere altre terminologie sarebbe esagerato. Stiamo provando a tamponare l’emergenza, ma la catena produttiva è affaticata dalle note vicende». Tutti i farmacisti fanno riferimento al conflitto bellico in Ucraina che inevitabilmente ha influito sugli approvvigionamenti delle materie prime impiegate per la produzione dei medicinali. La situazione, pur segnalata già in estate, non è stata affrontata come il settore auspicava. La pellicola di alluminio che chiude il blister, per esempio, è ormai merce rara.
A gennaio, inoltre, come ogni anno cambieranno i prezzi e i magazzini stanno temporeggiando per rifornirsi di scorte. «Cinque confezioni di Brufen nei nostri scaffali volano via in un attimo - aggiunge Gigliotti -. Non sarà questo il caso generale, ma può rendere l’idea di come l’intera catena, a partire dalle ditte produttrici, siano andate in affanno».
A febbraio un possibile miglioramento
Il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Cosenza entra nel merito della questione. «Il cittadino italiano è proiettato al farmaco di marca e guarda molto al brand. Quando se ne offre in alternativa uno equivalente con lo stesso principio attivo c’è resistenza – taglia corto -. Inoltre non dimentichiamoci del Covid: non si è per nulla arreso. Si tende a nasconderlo, ma c’è, così come l’altissima richiesta di ibuprofene per combattere le sintomatologie meno pesanti del virus». Penalizzati anche i più piccoli, per i quali otiti, tonsilliti e bronchioliti rischiano di tramutarsi in grattacapi anziché restare circoscritti a semplici formalità. A scarseggiare, infatti, sono anche gli antibiotici per le infezioni batteriche delle vie respiratorie superiori.
Le tempistiche per un ritorno alla normalità, ad ogni modo, non sono definite. Ci sono però delle previsioni ottimistiche. «Molte aziende produttrici sono in ferie - chiude -. Per l’inizio di febbraio è viva la speranza di riportarci su livelli accettabili, tuttavia dare oggi certezze non è possibile».