Considerato uno dei soggetti di collegamento tra la 'ndrangheta e il mondo dei "colletti bianchi”, tra i sette fermati dell'inchiesta "Fata Morgana" c'è anche l'avvocato Paolo Romeo, già in passato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa a cinque anni di reclusione.


“Esponente dell’estrema destra sin dagli anni ’70, allorché militava in Avanguardia Nazionale, anello di congiunzione tra la mafia reggina e la politica, massone, ritenuto anche legato a settori dei servizi segreti”.

 

È così che viene descritto dagli inquirenti l’avvocato, ex parlamentare già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo “Olimpia”.

 

“Trascorrono gli anni, mutano gli scenari politici, i dirigenti della pubblica amministrazione, gli imprenditori, si rinnova anagraficamente la classe dirigente- scrivono i magistrati - ma è disarmante constatare come Paolo Romeo mantenga il suo ruolo baricentrico nel governo “reale” delle dinamiche cittadine. Seppure la sagacia criminale dell’uomo lo abbia portato a progressive sofisticazioni – si legge ancora - volte a rendere meno “ingombrante” ed “imbarazzante” la sua presenza in siffatte dinamiche, occultandola sotto la veste di rappresentante di “improbabili” associazioni ovvero dietro incarichi di consulenza che celavano vere e proprie cessioni di sovranità da parte di chi gli conferiva il mandato”.

 

‘Dirigente del consorzio dei commercianti’ - L’indagine che ha riguardato anche la grande distribuzione alimentare ha portato al sequestro del Centro commerciale ‘La Perla dello Stretto’ di cui Paolo Romeo, per gli inquirenti’ era il “dirigente sostanziale del consorzio dei commercianti”.

 

Il legame con i servizi segreti - Ma l’ex parlamentare per i magistrati è il vertice dell’associazione segreta strettamente collegata alla ‘ndrangheta. Un potere che Romeo riusciva ad esercitare a Reggio grazie ai rapporti con numerosi politici come i senatori Antonio Caridi e Giovanni Bilardi. Proprio quest’ultimo avrebbe “presentato emendamenti relativi alle città metropolitane in linea con i pareri e i consigli del Romeo e avrebbe sollecitato alla Corte dei Conti la ratifica della nomina di Pietro Emilio a segretario generale del Comune di Reggio Calabria”.

 

La travagliata storia dell’avvocato inizia più di venti anni fa - L'11 gennaio 1980 è arrestato per favoreggiamento nella latitanza di Franco Freda. Nel 1992 è eletto deputato alla Camera per il Partito Socialista Democratico Italiano nel collegio di Catanzaro. Nel 1993 è invece indagato perché indicato da un pentito tra i mandati nel 1970 della strage di Gioia Tauro, e prosciolto in istruttoria nel 1995. Intanto con sentenza del 12 ottobre del 2000 viene condannato a cinque anni di reclusione con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. La condanna, ridotta a tre anni e per concorso esterno, diventa definitiva in Cassazione nel febbraio 2004. Nel maggio 2014 è coinvolto invece nell'inchiesta sulla latitanza di Amedeo Matacena che ha portato all'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola ma successivamente emergerà la sua estraneità alla operazione.