VIDEO | La testimonianza di un gelatiere della nota località vibonese: «I frigoriferi non possono essere spenti, non resta che ridurre la produzione e tagliare il personale». Non se la passano meglio le pasticcerie di Catanzaro: «Gli aumenti riguardano tutto, dalle materie prime ai rotoloni di carta»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Posti di lavoro persi e produzione ridotta al minimo indispensabile. Anche così si tenta di rimanere a galla affrontando i marosi della crisi che si sta abbattendo sulle imprese calabresi. Ed è questa la via d’uscita imboccata da Giuseppe Corallini, tra i produttori del celebre Tartufo gelato di Pizzo, che ha visto nel giro di un mese raddoppiare i costi dell’energia elettrica.
«È capitato tutto nel giro di un mese – racconta -. Sono passato dal pagare una bolletta di 3mila a una di 5mila euro con una differenza di soli mille kilowattora». La principale voce di costo in bilancio per l’azienda di gelato artigianale è infatti l’energia elettrica: le celle frigorifere lavorano 24 ore su 24, no stop per mantenere la temperatura dei prodotti.
«Non possiamo neppure ritoccare i listini perché lavoriamo per conto di grossisti – aggiunge ancora Giuseppe Corallino -. I nostri margini sono già ridotti all’osso e l’attività pari allo zero se il terziario si ferma. In un tale contesto il prodotto ci rimane sul groppone e non ha senso fare magazzino perché il poco margine di guadagno viene assorbito totalmente dal costo delle celle frigorifere».
E così dal primo di settembre i quattro dipendenti che fino ad ora hanno trovato impiego nello stabilimento resteranno a casa. «Non vedo altra soluzione. Da inizio del prossimo mese lavorerò solo su ordinazione, riducendo la produzione. Se ci saranno ordini chiamerò i dipendenti altrimenti tutto resterà fermo».
Un taglio al personale e una riduzione della produzione anche per la pasticceria catanzarese De Santis, alle prese ogni giorno con oggettive difficoltà. «Prima un guanto in lattice lo pagavo 3 euro, adesso 12 ma anche 15 euro. Due rotoloni di carta per asciugare le mani prima li pagavo 8 euro, adesso 30 euro», spiega Antonio De Santis.
Plastica e carta, assieme alle altre materie prime preoccupano di più del costo dell’energia: «La farina, l’olio, la plastica e la carta hanno raggiunto prezzi inimmaginabili ma soprattutto non riusciamo a trovare sul mercato macchinari. L’anno scorso ho ordinato un fermalieviti e non l’ho ancora ricevuto. Mancano le centraline e si è bloccata la produzione di frigoriferi e forni».
E a questo si aggiunge ovviamente l’aumento dell’energia. «Aumenti smisurati negli ultimi tre mesi: il costo dell’energia elettrica è triplicato ma con le materie prime siano andati ben oltre il 200%». A titolo d’esempio la fattura per il periodo maggio/giugno 2021 ammontava a 900 euro, quest’anno nello stesso periodo si è toccata la quota di 2.480 euro.
«La vera stangata l’aspetto a settembre quando arriverà la bolletta di luglio e agosto» specifica ancora Antonio De Santis. «Ci sentiamo impotenti. E non possiamo neppure aumentare ancora i prezzi. Abbiamo già applicato un ritocco del 10% ma il dolce infine è quasi un lusso. Anche le famiglie devono far fronte alle spese e certamente preferiscono acquistare il pane e la carne piuttosto che una pastarella».