Qualcuno faccia qualcosa. Si leva di più parti l’appello affinché le istituzioni intervengano in modo tempestivo nella tendopoli di San Ferdinando, prima che sia troppo tardi. Nell’accampamento dei migranti della piana di Gioia Tauro il rischio di un contagio diffuso da Covid-19 è molto alto e si susseguono ormai da giorni le richieste di un intervento.

 

Il campo abbandonato

L’ultima in ordine di tempo è quella dei sindacalisti della Flai-Cgil, da sempre in prima linea nella battaglia per i diritti e la dignità degli stagionali africani. «Nell’accampamento è tutto come prima – ha denunciato Rocco Borgese, segretario generale della Flia-Cgil di Gioia Tauro - anzi forse è peggio perché le condizioni-igienico sanitarie sono quelle che sono, c’è carenza di acqua e i ragazzi non si possono neanche lavare. L’unica cosa che c’è all’interno e l’igienizzante per le mani. È come se nel campo di San Ferdinando l’emergenza sanitaria da coronavirus non esistesse».

 

Il miraggio della quarantena

La possibilità che nelle tende possa essere imposta la quarantena è pura fantasia. All’interno, non è possibile neanche rispettare la distanza minima di un metro. Per questo motivo il segretario Borgese si rivolge al prefetto di Reggio Calabria affinché prenda delle decisioni rapide.

«La nostra richiesta primaria è che la Prefettura prenda delle decisioni precise, provvedimenti concreti - ha aggiunto Borgese - anche per mettere a disposizione dei ragazzi delle case anche confiscate dove possano andare a abitare lì e vivere in isolamento perché solo così si può evitare il contagio del Covid-19. Se si guarda dentro le tende ci si rende conto che i migranti vivono gli uni accanto agli altri e le tende non distano neanche un metro l’una dall’altra».

 

Una situazione potenzialmente esplosiva se si dovesse riscontrare un primo caso di coronavirus all'interno del campo. Inoltre, gli stagionali continuano a uscire la mattina per andare nei campi a lavorare. Un motivo in più per procedere in fretta, prima che sia troppo tardi.