I pianti dei familiari delle vittime, le promesse quasi sempre disattese da parte della politica, la memoria che piano piano svanisce. Lo schema è sempre lo stesso, un triste refrain che si ripete ogni qual volta la pioggia cade un po’ più copiosa e i fiumi esondano.

Tredici anni sono passati dalla terribile alluvione che colpì Vibo Valentia nel 2006. Una delle tante tragedie che hanno funestato la Calabria, che hanno messo a nudo l'incapacità da parte delle amministrazioni pubbliche, a tutti i livelli, nella gestione del territorio. Una gestione, nella maggior parte dei casi, senza uno straccio di programmazione, che costringe ad agire in uno stato di perenne emergenza.  

 

Abbiamo deciso di andare a vedere in che condizioni si trovano i letti dei torrenti che tredici anni fa esondarono. La fitta vegetazione e l'immondizia avevano creato un tappo, i corsi d’acqua finirono sulla strada, travolgendo tutto ciò che era sul loro cammino. In mezzo a quell'inferno di acqua, fango e detriti finirono le due guardie giurate Ulisse Gaglioti e Nicola De Pascale, e il piccolo Salvatore Gaglioti di appena 16 mesi. Tre delle quattro vittime di quell'alluvione morirono proprio su questa strada che da Vibo conduce verso la costa.

Partiamo da contrada Sughero, dove morì il piccolo Salvatore, strappato dalle mani della madre dalla furia delle acque. Dopo 13 anni la situazione non è cambiata: un muro fatto di rovi copre quasi interamente il tratto del letto del torrente sotto il cavalcavia della Statale 18. Guardare sotto è impossibile: ad occhio e croce da anni nessuno è mai intervenuto per tagliare la vegetazione e ripulire il letto del torrente. Le bombe d’acqua, come quella che si è abbattuta su Vibo il 3 luglio 2006, sono eventi eccezionali, è vero, ma in quei casi la prevenzione può davvero fare la differenza tra la vita e la morte

 

Un po’ più giù sulla statale persero la vita le due guardie giurate. Anche qui la situazione è pressoché identica: rovi, sterpi e alberi crescono rigogliosi in mezzo al letto del torrente. Una situazione molto grave, se si pensa che su questo tratto di strada persero la vita tre persone. E davanti all’incuria nella gestione dei territori e al menefreghismo dell’amministrazione pubblica, l’unica cosa che rimane da fare è piangere mestamente i morti.