VIDEO | Grazie all'interessamento del consigliere regionale del Pd, un piccolo imprenditore vibonese è riuscito a ottenere i 40mila euro che gli spettavano dopo che il tragico episodio del luglio 2006 aveva messo in ginocchio la sua attività
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Diciassette lunghi anni, tanto ci è voluto per un piccolo imprenditore vibonese per ricevere il contributo di circa 40mila euro dopo l'alluvione del luglio 2006. Fu un evento disastroso che provocò distruzione e morte: 4 vittime, tra cui un bimbo di appena quindici mesi, decine di feriti e danni per circa duecento milioni di euro. Una cascata d'acqua che spazzò via sogni, fatiche e speranze anche dei titolari di diverse attività commerciali messe letteralmente in ginocchio. Ma grazie all'interessamento del consigliere regionale Ernesto Alecci, per uno di loro è stata fatta finalmente giustizia.
17 anni per avere giustizia
«È stata una combinazione – racconta l'esponente dell'opposizione -, sono capitato a cena in questo locale e così ho conosciuto il titolare che mi ha raccontato la sua storia e di come si siano rialzati dopo quell'evento drammatico, grazie al contributo dei suoceri e dei genitori. Erano passati pochi mesi dalle elezioni regionali, era l'inizio del 2022. Ci è voluto oltre un anno e mezzo per riuscire a portare a conclusione questo iter e credo che questo non possa capitare in una regione normale e non si possano aspettare 17 anni per avere dei fondi a cui si ha diritto».
La pratica incagliata per una formalità burocratica
A impedire alla famiglia in questione di ricevere i contributi una semplice formalità burocratica che aveva fatto incagliare la procedura: «In realtà mancava parte della documentazione che era stata trasmessa ma mai acquisita – spiega Alecci –, ho trovato dei funzionari della Protezione civile che si sono messi a disposizione e con loro ci siamo messi a scavare, a cercare le carte e ho visto un'organizzazione sicuramente migliore rispetto al passato. Ma il mio pensiero va a chi non ha avuto la possibilità di riuscire ad acceder agli uffici regionali per far valere i propri diritti e magari oggi la propria attività è chiusa».
Un segnale di speranza
Dunque un lieto fine arrivato dopo tante vane promesse: «Quando ho comunicato loro il risultato che abbiamo raggiunto sono stati contentissimi perché non ci credevano. Ci scherzavamo spesso su e mi ripetevano che in tanti erano già passati a fare promesse ma senza che succedesse nulla. E allora questo è anche un segnale di speranza che con un po' di caparbietà e di buona volontà si riescono a risolvere anche questi problemi».