Si dovrà tenere un processo d’appello a Catanzaro in sede penale – però ai soli effetti civili – per il disastro dell’alluvione che il 3 luglio 2006 ha sconvolto Vibo e le Marinate provocando tre morti e danni per milioni di euro. Il legale di parte civile Giuseppe Pasquino ha infatti proposto appello avverso le assoluzioni per il reato di disastro colposo decise dal Tribunale di Vibo Valentia (presidente Giulio De Gregorio) il 30 luglio dello scorso anno. Giuseppe Pasquino rappresenta nel processo i genitori ed i fratelli del piccolo Salvatore Gaglioti – deceduto nel corso dell’alluvione – e i familiari dello zio Ulisse Gaglioti.

L’appello

Tali parti civili hanno quindi proposto appello (per gli effetti civili) nei confronti dei seguenti imputati, tutti assolti in primo grado: Silvana De Carolis, ex dirigente del settore Lavori pubblici e Urbanistica del Comune di Vibo (avvocato Giuseppe Di Renzo); Giacomo Consoli, ex dirigente del settore Lavori pubblici del Comune di Vibo (avvocato Antonello Fuscà); Domenico Corigliano, ex comandante della Polizia Municipale di Vibo (avvocati Antonio Pagliaro ed Elvira Domanico); Pietro La Rosa, responsabile della sorveglianza idraulica dei bacini idrografici nella provincia di Vibo (avvocato Giosuè Megna); Raffaella, Alessandra, Maria Antonietta e Fabrizio Marzano, proprietari di alcuni immobili in contrada Sughero, difesi dall’avvocato Tony Crudo.

La prescrizione

L’appello per chiedere la responsabilità degli imputati (ai soli effetti civili per l’obbligo risarcitorio poiché all’accusa privata – cioè alle parti civili – è precluso l’appello per gli effetti penali che spetta alla Procura) è quello di disastro colposo in quanto bisogna ricordare che il 25 ottobre 2016 il Tribunale di Vibo aveva dichiarato la prescrizione (atteso che nessuno degli imputati aveva inteso rinunciarvi per avere un’eventuale assoluzione nel merito) per i reati di omicidio colposo ed omissione d’atti d’ufficio.

La morte del piccolo Salvatore 

Gli imputati dovevano tutti rispondere di aver cagionato con condotte colpose, ognuno per i rispettivi ruoli, la morte del piccolo Salvatore Gaglioti (di soli 16 mesi) e dello zio Ulisse Gaglioti sommersi, unitamente a Nicola De Pascale (altra vittima dell’alluvione), da una colata di fango e detriti sulla Statale 18 nei pressi della non lontana contrada “Sughero”.
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