La Corte di Cassazione ravvisa un rapporto di reciproco vantaggio «tra l’appoggio elettorale offerto a Talarico e l’utilità da questo promessa di fungere per Pirrello e Gallo da “punto di riferimento” in caso di necessità o di fornire loro “entrature istituzionali”». Lo scorso cinque febbraio è divenuta definitiva la condanna per corruzione elettorale nei confronti dell’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria ed ex assessore al Bilancio Francesco Talarico, condannato in appello a un anno e quattro mesi, (pena sospesa) nell’ambito del procedimento, avviato con rito abbreviato, denominato Basso Profilo ha annullato con rinvio la sentenza nei confronti del politico calabrese limitatamente alle statuizioni civili.

Dunque Talarico, stabilisce la Cassazione, fece accordi illeciti in vista delle elezioni politiche del marzo 2018 ma senza l’appoggio dei clan. L’accordo vede protagonisti l’ex presidente del Consiglio regionale e gli imprenditori Antonio Gallo, Natale Errigo, Antonino Pirrello. Anche per quest’ultimo, titolare della “Poliservice” un’impresa di pulizie che opera in Calabria, è diventata definitiva la condanna a un anno e si torna davanti a un nuovo collegio d’appello per le statuizioni civili. Antonio Gallo, condannato a 30 anni in primo grado perché ritenuto intraneo alle cosche cutresi, ha scelto il rito ordinario e per lui pende il processo d’appello. Per Errigo, la cui posizione è stata stralciata per un difetto di notifica, si attende ancora il giudizio di primo grado.

La Cassazione rimarca il fatto che «Errigo formulò plurime richieste di utilità in suo favore» e lo fece «rivolgendosi a Gallo, - il quale fungeva da intermediario tra Talarico da un lato, e Pirrello ed Errigo dall’altro».

Il consulente aziendale Errigo avrebbe chiesto, in una prima circostanza, «delle “entrature” nel settore degli appalti» e in una seconda circostanza «un incarico in un organismo di vigilanza o in una società che gli assicurasse uno stipendio annuo tra i 7000 e i 9.000 euro». In tutto ciò «non vi è alcun dubbio – scrivono gli ermellini – sulla consapevolezza da parte di Talarico dell’utilità richiesta da Errigo nella prima circostanza dal momento che la richiesta fu formulata nel corso di un incontro cui partecipava» lo stesso politico. Per quanto riguarda la seconda richiesta, dice la Cassazione, si tratta di una utilità «suscettibile di assumere rilevanza penale all’interno del mercimonio del voto in favore di Talarico».

Per quanto riguarda la negazione delle attenuanti generiche, la Suprema Corte appoggia la scelta dei giudici d’appello sostenendo che la cosa sia dovuta alla «particolare gravità del fatto, gravità che, unitamente al ruolo assunto da Talarico, è stata considerata determinante anche ai fini del diniego del beneficio della non menzione e della determinazione del trattamento sanzionatorio».