Sei condanne, a pene comprese fra i 20 anni e i 4 anni e mezzo di reclusione,  sono state chieste dal pm della distrettuale Vincenzo Capomolla per sei imputati, che hanno optato per il rito abbreviato,  coinvolte nell’operazione “All inclusive”, diretta a mettere in ginocchio un’organizzazione dedita al traffico di droga con canali di rifornimento in tutta la regione. In particolare il pubblico ministero ha chiesto  al gup di Catanzaro Pietro Scuteri, di condannare Stefano Sestito  a venti anni di reclusione,  4 anni e 8 mesi di reclusione e 18mila euro di multa per Giuseppe Tolomeo; 5 anni e 4 mesi e 18mila euro per Massimo Fazio; 5 anni e 4 mesi e mille euro per Fabio Valentino; 8 anni e 8 mesi per Alessio Melina; 7 anni e 7 mesi per Lorenzo Merante. In aula si tornerà il 30 marzo per le arringhe dei difensori. Per altre 16 persone coinvolte nell’inchiesta “All inclusive” (l’avvocato Gennaro Corea, l’appuntato dei carabinieri Mario Russo, già in servizio presso la Procura della Repubblica di Catanzaro - entrambi inizialmente sospettati anche di associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina, contestazione poi venuta meno nella richiesta di rinvio a giudizio -; Vittorio Garcea, Antonio Scozzafava, Giovanni Russo, Alessio Gennaro Spagnolo, Antonio Gualtieri, Massimo Purcaro, Giuseppe Barbuto, Maurizio Anastasi, Alfredo Benincasa, Domenico Rubino, Santo Grande, Filippo Potenza, Gheorghe Liciu, Maurizio Colicchia) sono state rinviate a giudizio lo scorso 16 febbraio: per quelli di loro che devono rispondere di associazione a delinquere il processo avrà inizio il 2 aprile davanti al tribunale collegiale, mentre per gli altri l’avvio del dibattimento è fissato per il primo giugno davanti al tribunale monocratico. Gli avvocati impegnati nel processo sono Giuseppe Fonte, Arturo Bova, Antonio Lomonaco e Nicola Tavano. L’operazione “All inclusive” scattò all’alba del 24 febbraio 2014 ad opera degli uomini della Squadra mobile di Catanzaro per l’esecuzione di un’ordinanza cautelare che portò 15 persone in carcere, 6 agli arresti domiciliari e una all’obbligo di dimora. L’inchiesta, secondo quanto reso noto all’epoca del blitz, avrebbe consentito agli inquirenti di svelare un sodalizio di soggetti capeggiato da persone di spessore criminale che si avvalevano della complicità di giovanissimi particolarmente violenti, dedito anche a rapine ed estorsioni, ma che si sarebbe occupato soprattutto di rifornire di stupefacenti una clientela d’élite del capoluogo calabrese.

Gabriella Passariello