Se non si tratta di un bagno di sangue per la procura antimafia di Reggio Calabria poco ci manca. Il collegio del tribunale di Palmi, infatti, nella serata di oggi, ha emesso la sentenza nei confronti degli imputati rimasti coinvolti nella maxioperazione denominata Alchemia condannando 9 persone e assolvendone 19. Alla sbarra presunti esponenti delle cosche Gullace-Raso-Albanese di Cittanova e Parrello Gagliostro di Palmi.

Le condanne

Il tribunale ha condannato Carmelo Gullace 18 anni di reclusione, Francesco Gullace 15 anni; per Orlando Sofio (5 anni e tre mesi), Candeloro Gagliostro (5 anni), Giampaolo Sutto (5 anni), Fortunata Militano (3 anni tre mesi), Demetrio Rossini, Vincenzo D’Amico e Alfredo Beniamino Ammiraglia (1 anno e otto mesi) i giudici hanno escluso l’associazione mafiosa e li hanno condannati per l’associazione semplice e alcune intestazioni fittizie.

Le assoluzioni

Il collegio, invece, ha assolto Rocco e Rosario Politi (avvocati Domenico Alvaro e Massimo Biffa), Michele Albanese (avvocati Domenico Ceravolo e Giovanni Montalto), Girolamo Giovinazzo (avvocati Valerio Spigarelli e Roberto Ripepi), Elio Gullace (avvocato Nico D’Ascola e Guido Contestabile), Francesca Politi (avvocato Ripepi e Biffa), Girolama Politi (avvocato Alvaro), Pantaleone Contartese (avvocato Emanuele Genovese), Antonino Raso (avvocato Michele Albanese), Giulia Fazzari (avvocato Andrea Mieli), Antonio Fameli (avvocato Maria Teresa Santoro), Carmelo Gagliostro (avvocato Domenico Infantino e Michele Gullo), Vincenzo Zoccoli (avvocato Fabrizio Parisi e Giovanni Montalto), Rocco Filippone (avvocato Bernardo Ceravolo e Carlo Morace), Candeloro Parrello (avvocato Domenico Putrino), Salvatore Orlando (avvocato Pasquale Galati), Rita Fazzari (avvocato Marino), Antonio Pronestì (avvocato Armando Veneto e Brambilla), Antonio Galluccio (avvocato Ripepi)

L'inchiesta

L’inchiesta Alchemia, nella quale era rimasto coinvolto anche l'allora vicepresidente del Consiglio regionale Francesco d'Agostino uscito assolto, è stata eseguita nel luglio 2016 e si è sviluppata in due fasi operative: una, condotta dalla Dia di Genova, in collaborazione con quelle di Reggio Calabria e Roma, nei confronti di presunti affiliati alla cosca mafiosa Raso-Gullace-Albanese di Cittanova; l’altra, coordinata dallo Sco delle polizia, dalle squadre mobili di Genova, Reggio Calabria e Savona, con riguardo a soggetti appartenenti allo stesso clan cittanovese e a quello Parrello-Gagliostro di Palmi.

Le accuse

Secondo l’accusa, le cosche avrebbero manifestato grande interesse per diversi settori “strategici”, quali il movimento terra, l’edilizia, l’import-export di prodotti alimentari, la gestione di sale giochi e di piattaforme di scommesse on line, la lavorazione dei marmi, autotrasporti, smaltimento e trasporto di rifiuti speciali, con l’individuazione di società intestate a prestanome.
Affiliati alla cosca cittanovese operanti in Liguria avrebbero confermato un solido collegamento con la “casa madre”, evidenziando ancora una volta il rilevante ruolo della Liguria nelle dinamiche e negli interessi della ‘ndrangheta nel Nord Italia.

Solo due condannati per mafia

Una impostazione accusatoria, però, che non ha trovato conferma nella sentenza del tribunale di Palmi che, nonostante le pesanti richieste formulate dal pubblico ministero, ha condannato solo i due Gullace per associazione mafiosa e, di fatto, ha escluso l’esistenza di una cosca Parrello-Gagliostro a Palmi, disponendo la scarcerazione di quasi tutti gli imputati ancora detenuti.