«Sono nato e cresciuto ad Asmara, la capitale dell'Eritrea. Del mio paese mi mancano la comunità e l'amore che ci legava, i miei amici, i luoghi, tutto». C'è nostalgia nelle parole di Alazar Temesgen Solomon, giovane di 26 anni, arrivato in Italia nel 2018 con la famiglia, che oggi vive in Piemonte.

È arrivato tramite i corridoi umanitari, il programma sicuro e legale di trasferimento e integrazione in Italia rivolto a migranti in condizione di particolare vulnerabilità che lui ha descritto come un «percorso di conoscenza dell'Europa e dell'Italia molto importante, un'esperienza preziosa».

«Ho lasciato l’Eritrea perché non ero libero di scegliere - racconta Alazar - ero obbligato a fare il militare e non avevo futuro. Il governo dittatoriale mi impediva di fare ciò che desideravo e adesso tornarvi per me sarebbe addirittura pericoloso».

Da alcuni mesi vive a Reggio Calabria dove, conoscendo cinque lingue, tigrino, amarico, arabo, inglese e italiano, lavora come mediatore interculturale per la casa Annunziata della comunità Papa Giovanni XXIII, struttura accreditata dalla Regione per l’accoglienza di Minori Migranti non accompagnati.  

«Da quando sono qui in Italia non ho più paura e mi sento realizzato e al sicuro. Qui a Reggio adesso ho un lavoro e posso aiutare la mia famiglia. Sono felice e particolarmente contento di poter affiancare altri giovani andati via dal loro paese. Conosco quell'esperienza, so quello che hanno attraversato e come si sentono e li supporto nella ricerca di un futuro in Italia, cercando di facilitare la loro integrazione».

Così la nostalgia di Alazar si accompagna all'impegno per gli altri e a progetti di vita che può liberamente scegliere, senza che alcuno lo prevarichi o lo costringa a fare altro. Pensando al suo futuro, studiando infermieristica e aiutando altri giovani migranti, qui Alazar ha iniziato la sua nuova vita da giovane libero.