Al via l'udienza preliminare del maxiprocesso “Ares” contro i clan Grasso e Cacciola

In tutto sono 76 gli imputati comparsi dinnanzi al gup distrettuale reggino. Le accuse vanno dall'associazione mafiosa al traffico internazionale di droga, ma anche estorsioni e reati in materia di armi. La criminologa Tibullo ha chiesto il rito immediato e per lei il processo si terrà al Tribunale di Palmi 

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di A. P.
14 maggio 2019
06:40
Tribunale
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Sono 76 gli imputati comparsi dinnanzi al gup distrettuale reggino. Ha preso il via l’udienza preliminare del maxiprocesso “Ares” che vede alla sbarra le cosche Cacciola e Grasso di Rosarno. Tanti i capi di accusa contestati dal pm antimafia Giulia Pantano e tra questi associazione mafiosa, traffico internazionale di droga, armi, estorsioni, tutti aggravati dall’aver agevolato la ‘ndrangheta. Cinque sono state le posizioni stralciate dal gup Domenico Armaleo ossia Rosario Grasso, ritenuto il capo dell’omonoma ndrina. L’imputato, difeso dal legale Guido Contestabile è stato estradato ieri in Italia e quindi non ha potuto presenziare in udienza. Stralciate anche le posizioni di Francesco Busardò, Rocco Elia, Giuseppe Marando e Domenico Italiano, attualmente latitante. Se le difese al gup hanno formulato una serie di richieste di inutilizzabilità di alcuni atti di indagine e di nullità per il mancato avviso di notifica della fissazione dell’udienza preliminare, l’accusa ha invece, depositato un’attività integrativa di indagine sul traffico di droga. Su tutte queste richiese il gup si pronuncerà il 10 giungo; data in cui gli imputati sceglieranno se accedere al rito abbreviato oppure optare per il dibattimento che verrà celebrato dinanzi al tribunale di Palmi.  


Il processo “Ares” si appresta quindi, a divenire uno dei più importanti per la Procura retta da Giovanni Bombardieri. Non solo per il numero di persone coinvolte, ma anche per la ricostruzione  delle dinamiche criminali in seno ai due gruppi “satellite” delle ‘ndrine Pesce e Bellocco, egemoni a Rosarno ed in tutta la Piana. Il vuoto di potere, creatosi a causa dei numerosi arresti che hanno coinvolto le due cosche, ha generato i contrasti tra i Cacciola e i Grasso. Contrasti nati per la detenzione del potere mafioso e per la gestione dello spaccio e del traffico di droga. Il sedici settembre dello scorso anno poi, stando all’inchiesta dell’Antimafia, un “commando” capeggiato da Gregorio Cacciola, classe 1980, figlio di Domenico Cacciola (morto presumibilmente con il metodo della “lupara bianca”), avrebbe tentato di sequestrare, per uccidere, in pieno giorno ed in pieno centro a Rosarno, Salvatore Consiglio. Quest’ultimo, considerato dagli investigatori uno degli emergenti della ‘ndrina Grasso è riuscito a sfuggire all’agguato.


Nell’inchiesta è coinvolte anche la criminologa Angela Tibullo. Per la Dda la donna si sarebbe prodigata per far scarcerare alcuni suoi assistiti o comunque per fargli un regime cautelare più favorevole. La Tibullo è accusata di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, corruzione in atti giudiziari e intralcio alla giustizia.   Dagli approfondimenti svolti dai Carabinieri del comando provinciale reggino e dai militari del Gruppo di Gioia Tauro è emerso che il suo ruolo, secondo l’accusa, in virtù della professione esercitata, è risultato determinante nelle dinamiche associative e nel perseguimento degli interessi illeciti delle cosche Crea di Rizziconi, Grasso e Pesce di Rosarno. La donna, difesa dall’avvocato Contestabile, ha scelto, però di “saltare” l’udienza preliminare per essere processata da sola con il rito immediato. Per lei il processo si terrà davanti al collegio del Tribunale di Palmi.

 


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