Il segretario della Federazione dei medici di medicina generale esprime preoccupazione dopo l'ultimo episodio avvenuto nel Vibonese e condivide l'idea del commissario Battistini (che le due province condividono) di accorpare le postazioni per garantire più personale e prestazioni efficienti
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«La Fimmg di Catanzaro condivide in pieno la preoccupazione espressa dal generale Antonio Battistini, commissario straordinario delle Asp di Catanzaro e di Vibo Valentia, sulle precarie condizioni di sicurezza in cui sono costretti a operare i medici di continuità assistenziale». È quanto scrive in una nota il segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale di Catanzaro, Gennaro De Nardo. Una presa di posizione riferita a quanto espresso da Battistini all'indomani dell'aggressione alla dottoressa in servizio alla Guardia medica di Soriano e ai sanitari del 118 intervenuti in suo aiuto. Il commissario infatti a LaC News24 aveva parlato di «situazione insostenibile», ventilando anche l'ipotesi di chiusura delle Guardie mediche ove non fosse possibile garantire la sicurezza dei camici bianchi che vi lavorano.
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Aggiunge ora De Nardo: «Le recenti aggressioni, tra le quali quella inaccettabile che ha subito la dottoressa Lucia Farfaglia a Soriano, certificano la gravità di quanto sta accadendo e la necessità di intervenire adottando misure urgenti ed improrogabili». Per l'Asp di Vibo, Battistini ha anche proposto una riduzione delle postazioni in modo da meglio assicurare la sicurezza di chi vi presta servizio.
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«Occorre, indifferibilmente, mettere in sicurezza le postazioni di continuità assistenziale. L’auspicio – sottolinea De Nardo – è che le autorità preposte intervengano e dotino le guardie mediche, anche mediante accorpamenti tra le stesse, di risorse umane e personale infermieristico adeguato a garantire sicurezza e prestazioni sanitarie efficienti. È opportuno sottolineare che la legge 113 del 2020 “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni” prevede che le ipotesi in cui le lesioni siano cagionate al personale esercente una professione sanitaria o sociosanitaria costituiscono una circostanza aggravante speciale che inasprisce le pene. Ne consegue che in caso di lesioni gravi è prevista la reclusione da quattro a dieci anni e in caso di lesioni gravissime da otto a sedici anni. Inoltre, con riferimento al personale sanitario e sociosanitario, i reati di lesioni e percosse sono procedibili d’ufficio. Questo significa che anche se la vittima non sporge una formale querela, lo Stato procederà comunque nei confronti del responsabile».
«Inoltre, allo scopo di migliorare le prestazioni erogate a favore degli utenti, è necessario che i cittadini – aggiunge il segretario generale della Fimmg Catanzaro - utilizzino le postazioni di continuità assistenziale per il servizio a cui sono preposte: l’assistenza medica di base, integrando così l’attività del medico di medicina generale, e non i casi di emergenza-urgenza. L’obiettivo finale – conclude De Nardo – è quello di consentire alle postazioni di continuità assistenziale di svolgere nel migliore dei modi il loro fondamentale ruolo a tutela della salute pubblica».