Nel 2018 ogni quindici ore un amministratore pubblico ha subito un atto intimidatorio: un fenomeno che ha coinvolto tutte le regioni italiane (tranne la Valle d'Aosta), 84 province e 309 comuni, in particolare nel Meridione. È quanto emerge dall'VIII rapporto 'Amministratori sotto tiro' presentato questa mattina a Roma da 'Avviso pubblico', l'associazione degli enti locali contro le mafie e per la cultura della legalità.


La regione più colpita è la Campania, seguita da Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna; seguono la Toscana, Lombardia e Lazio. Nel mirino ci sono soprattutto sindaci e personale della Pubblica amministrazione, ma anche candidati, amministratori di altri enti locali e anche ex amministratori. La tipologia di intimidazione più comune è l'incendio, seguita dall'aggressione fisica e la minaccia verbale, di persona o telefonica. In crescita le intimidazioni sui social network rispetto allo scorso anno. Gli amministratori subiscono anche lettere minatorie, danneggiamenti, scritte offensive, lettere con proiettili, ordigni, spari, fino al macabro invio di parti di animali, 'firma' delle associazioni mafiose.
In generale nel Sud e nelle isole si intimidisce con gesti plateali, come incendi e aggressioni; al centro-nord invece si preferiscono lettere, messaggi e telefonate minatorie.
Esistono poi sedici Comuni che convivono da anni con intimidazioni, censiti da Avviso Pubblico ogni anno negli ultimi tre anni: tra questi il comune di Crosia in Calabria. Anche le prime proiezioni del 2019 non sono incoraggianti: nel primo trimestre di quest'anno si sono registrati già 154 casi, una minaccia ogni 14 ore.

56 intimidazioni in Calabria

Nel dettaglio in Calabria sono complessivamente 56 le intimidazioni subite in Calabria nel 2018 da amministratori pubblici. A guidare la classifica del 2018 la provincia di Reggio Calabria (quarta a livello nazionale con 17 casi censiti in 10 Comuni).
A Stilo vengono esplosi alcuni colpi di pistola contro l'auto del consigliere comunale di minoranza, l’avvocato Vincenzo Sorgiovanni. A Villa San Giovanni viene data alle fiamme l’auto dell’ex presidente del Consiglio comunale Patrizia Liberto. A Cinquefrondi intimidazioni nei confronti del sindaco Michele Conia: ignoti si sono introdotti nella casa di campagna di proprietà del padre e, dopo avere danneggiato l’abitazione, hanno disegnato sul muro esterno alcune croci e le iniziali del primo cittadino. A Palmi incendiata l’auto di proprietà di Angelo Langone, presidente della PPM, azienda trasporti del Comune.

 

Sono 12 atti intimidatori censiti nella provincia di Vibo Valentia. Metà dei casi sono stati registrati a Tropea. A gennaio il dirigente dell’Ufficio tecnico Vincenzo Giannini è stato pestato da due sconosciuti all’uscita del Comune. Successivamente i commissari prefettizi in una nota hanno denunciato altre due intimidazioni ricevute nelle settimane precedenti, chiedendo alla popolazione di prendere posizione: “Scelgano da che parte stare”. A settembre il candidato sindaco Giovanni Macrì ha denunciato ai carabinieri di essere stato aggredito verbalmente. Un uomo lo avrebbe avvicinato e minacciato: "Ti uccido, ti aspetto davanti al Comune, tu la lista non la presenti". A novembre, pochi giorni dopo le Comunali, va a fuoco l’auto del padre del consigliere di maggioranza Carmine Godano.


Nella provincia di Crotone sono stati censiti 11 atti intimidatori. A Roccabernarda è finito più volte nel mirino il consigliere Francesco Coco, già sindaco e maresciallo dell’Arma in pensione. Nel mese di aprile a Scandale Iginio Pingitore, sindaco uscente, attraverso la sua pagina Facebook ha denunciato un pesante clima di intimidazione in vista delle successiveamministrative, evidenziando che diversi “potenziali” candidati avrebbero ricevuto minacce telefoniche. Lo stesso Pingitore ha rivelato di aver ricevuto una lettera “ingiuriosa”, prendendo la decisione di non ricandidarsi.

 

Sono 10 gli atti intimidatori registrati nella provincia di Cosenza. Nel capoluogo è stata incendiata in pieno giorno l'automobile del consigliere comunale di Cosenza Giovanni Cipparrone. Nei giorni precedenti anche l'auto del fratello era stata data alle fiamme. A Crosia il sindaco Antonio Russo è stato prima aggredito da un uomo, poi ha subito un’effrazione nella propria casa estiva: persone non identificate hanno dato fuoco al materasso della camera da letto. A Longobucco una testa di maiale mozzata è stata recapitata all’ex vicesindaco Giuseppe Davide Federico, all’ex sindaco Luigi Stasi e all’impiegato comunale Pietro Caputo. 6 gli atti intimidatori registrati nella provincia di Catanzaro. A Cortale è stata lasciata appesa al cancello della villa del sindaco Francesco Scalfaro una busta contenente un ordigno cui era stato attaccato, con nastro adesivo, un accendino. Alcuni mesi più tardi è stata incendiata l’auto della consigliera comunale Simona Papaleo. A Zagarise un macabro avvertimento nei confronti di un consigliere comunale: sono state prima danneggiate le tombe dei genitori di Fabrizio Marino Mangone, successivamente è stato dato fuoco alla bara della madre.

 

In Calabria calano le intimidazioni ma cresce il numero dei Comuni sciolti per mafia: nel 2018 sono state 11 le amministrazioni sciolte, 12 scioglimenti nel 2017. La regione è in vetta a questa allarmante graduatoria con 111 scioglimenti dal 1991.