Il sindacato di Polizia penitenziaria: ««Solo grazie al pronto intervento del personale presente è stato scongiurato il peggio»
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Ennesima aggressione nel carcere di Rossano, dove continua l’emergenza. Nella serata di ieri, un detenuto di origine magrebina, con problemi psichiatrici, ha aggredito un agente addetto alla vigilanza della sezione.
L’agente, al quale ha sottratto gli occhiali, si è avvicinato per recuperarli, ma l’uomo lo ha colpito ripetutamente con un bastone di legno, tolto dalla scopa, in uso ai detenuti. L’agente finito in Pronto Soccorso ha riportato lesioni guaribili in sette giorni.
«Solo grazie al pronto intervento dell’ormai esiguo personale presente - affermano in una nota Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci, segretario nazionale - è stato scongiurato il peggio, essendo riusciti a riportare il detenuto alla calma, così ripristinando la sicurezza all’interno della sezione detentiva».
«Purtroppo, il reclusorio rossanese non è nuovo a questi episodi, riconducibili prevalentemente a detenuti con problemi psichiatrici – si legge ancora nella nota -. Infatti, a Rossano sono 77 i detenuti affetti da problemi psichiatrici, 20 dei quali considerati abbastanza gravi, nonostante non sia presente un’articolazione territoriale di salute mentale per la gestione degli stessi. Tra l’altro, ci riferiscono che nello stesso istituto lo psichiatra fa due accessi a settimana, assolutamente insufficienti per seguire i detenuti che ne avrebbero bisogno».
«Tale problema sussiste ormai dalla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, allorquando tutto il disagio si è riversato nelle carceri, compresi, a volte anche i soggetti prosciolti per incapacità di intendere e di volere che, se in custodia cautelare, continuano a permanere in carcere, com’è avvenuto a Rebibbia di recente, fatto per il quale la Cedu ha condannato l’Italia, se liberi, invece , restano sul territorio, perché nelle , spesso, non c’è posto. Su questo problema è intervenuta anche la Corte costituzionale, a gennaio di quest’anno, evidenziando che la riforma fatta a suo tempo andrebbe riscritta, poiché il coordinamento delle Rems deve restare in capo al mistero della Giustizia. Inoltre, la Corte ha evidenziato come queste persone non ricevano cure adeguate e non garantiscano condizioni di sicurezza per loro, per gli altri reclusi e per il personale. Neanche l’Amministrazione penitenziaria è stata capace, in questi anni, di organizzarsi, attraverso adeguate articolazioni di salute mentale», conclude la nota.