Con un lungo post su Facebook il primo cittadino Lo Polito commenta la vicenda che ha visto protagonisti cinque ragazzi, tra cui due minori. I giovani si accanirono contro un invalido arrivando finanche a dare fuoco alla sua abitazione
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Non si attarda sulla condanna dell'oltraggio dei cinque giovani concittadini ad un invalido civile. È stato già scritto tanto, anche sui social oltre che sulle testate regionali e nazionali, ed è un gesto che «è oggettivamente da condannare senza se e senza ma». Il primo cittadino di Castrovillari, Domenico Lo Polito, però offre alla città una «riflessione da genitore» così come fece nel periodo più critico del lockdown quando molti giovani della città «in barba a norme restrittive, uscivano creando assembramenti».
All'epoca le sue disposizioni restrittive furono criticate da molti «forse - commenta Lo Polito - perché siamo abituati a pensare che a sbagliare siano sempre i figli degli altri. Io invece non giudico, e da genitore, che potrebbe oggi trovarsi in analoga situazione, mi sento un peso al cuore a pensare cosa stanno vivendo le madri ed i padri di questi giovani sotto gli attacchi dei media e con i figli in carcere». Oggi ciò che impensierisce il sindaco della città di Castrovillari che ha visto cinque dei suoi "figli" incendiare, senza un motivo, la casa di un pover uomo al culmine di una notte di bravate e scherni è «il concetto del branco» vero motivo «che deve spaventarci». Dopo essersi informato sulla provenienza di questi ragazzi Lo Polito non dubita «che alcuni genitori abbiano loro insegnato regole ed educazione, anche per il ruolo che hanno nella nostra società».
Tuttavia il "branco" li ha portati a sentirsi parte di una follia collettiva che oggi è costata loro il carcere e la comunità rieducativa. Perchè «coloro che hanno sbagliato è giusto che paghino e, tenuto conto della loro giovane età, spero che possano riflettere sul male che hanno provocato ed essere in futuro cittadini migliori». Ma questo episodio che ha lasciato tutti senza parole - aggiunge - «spero insegni a noi tutti qualcosa per evitare il ripetersi di gesti analoghi». Ed il ragionamento del sindaco si allarga ai figli che spesso quando escono «noi non sappiamo quasi mai dove sono e cosa fanno. Nelle discoteche super affollate, perché il nostro governatore, bontà sua, ha inteso aprirle dal 15 giugno, perché in calabria il virus non c’era, con persone però che vengono da ogni dove, ci sono anche i nostri figli. E noi non abbiamo la forza di negare loro questo rischio».
La scelta è che oggi per evitare il ripetersi di simili episodi «famiglia, scuola, istituzioni devono denunciare con forza situazioni di disagio. Non possiamo ignorare situazioni di disagio di cui siamo a conoscenza». Le scuole della città hanno svolto corsi e convegni su bullismo e cyber bullismo ma «evidentemente dobbiamo fare molto di più». Il Comune ha stanziato 20mila euro alle scuole di propria competenza, elementari e medie, «per sensibilizzare contro questo odioso fenomeno». L'invalido, oggetto degli attacchi dei cinque giovani, rassicura il Sindaco oggi «sta bene, è ospite in struttura dove è assistito e curato».
Ma il rammarico di Lo Polito e che nonostante alcuni esercenti della zona lo avessero avvisato circa un mese della «degerazione della vicenda» i «tempi lunghi della burocrazia che avrebbero potuto evitare questo brutto episodio» non hanno permesso di evitare tutto questo. Nonostante il comune avesse proprio attraverso il sindaco «immediatamente segnalato alla magistratura la situazione per avere notizie sulla presenza di eventuali tutori. Ebbene, pur avendo risposto celermente la magistratura tra relazioni del Csm, dei servizi sociali, interessamento del tribunale di sorveglianza, reperimento di struttura idonea, tampone, attesa esito del tampone, sono passati ben 45 giorni».