Profumi, grappa, telefoni cellulari ma soprattutto informazioni. Nel carcere avrebbe fatto entrare un po' di tutto in cambio di soldi o altre utilità. È finito agli arresti domiciliari Domenico Sacco, agente della polizia penitenziaria in servizio nella casa circondariale di Catanzaro. La Dda gli contesta diversi episodi corruttivi «che delineano il contributo quale concorrente esterno nell'associazione» si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Catanzaro, Filippo Aragona, che ha portato questa mattina all'arresto di 62 persone.

L'agente di polizia penitenziaria - adesso ai domiciliari - «si faceva sistematicamente corrompere per fornire aiuto ai detenuti esponenti di organizzazioni criminali». Secondo la ricostruzione: «Avrebbe fornito un contributo essenziale per consentire a quel gruppo criminale di ottenere informazioni privilegiate, di veicolare messaggi tra i capi e i sodali e di fare pressioni per evitare che alcuni partecipi collaborassero con la giustizia concorrendo così al rafforzamento della capacità operativa della associazione e alla attuazione del suo programma criminoso» scrive il gip nelle carte dell'inchiesta.

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«Il pactum sceleris si era formato senza dubbio con Domenico Passalacqua - annota il gip -. Infatti, quest'ultimo ha più volte avuto rapporti diretti o indiretti con Sacco aventi ad oggetto lo scambio di favori mediante la strumentalizzazione della funzione svolta dal Sacco». Una circostanza che sarebbe stata riportata anche da alcuni collaboratori di giustizia. Santino Mirarchi avrebbe riferito che durante un suo periodo di carcerazione nell'istituto penitenziario a Catanzaro «Sacco lo ha aiutato ad avere contati con l'esterno facendo entrare un telefonino cellulare in cambio di 200 euro».

Anche la collaboratrice Annamaria Cerminara avrebbe riferito che: «Sacco aiutava il suo ex convivente informandolo circa l'intenzione di qualche detenuto di collaborare con la giustizia e circa i trasferimenti dei detenuti. Inoltre, il Sacco avvertiva i detenuti di non parlare durante i colloqui avvisandoli che quei luoghi erano soggetti ad intercettazioni e agevolava la veicolazione di messaggi all'esterno nonché l'introduzione di pennette video nel carcere».

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Secondo quanto riferito dalla collaboratrice «tali condotte erano compiute per ottenere denaro o altre utilità. Infatti, in una circostanza Sacco ha chiesto con insistenza una autovettura per poter sostituire la sua Lancia Y che era "malmessa"». Elementi che avrebbero trovato la conferma nelle investigazioni condotte dagli agenti della Squadra Mobile e dalle intercettazioni. «Dante gli ha comprato il divano alla guardia» è, ad esempio, quanto emerge da una intercettazione captata nel marzo del 2019. In un'altra conversazione captata con Domenico Passalacqua, quest'ultimo oltre ad affidargli due profumi e due mazzi di carte confidava anche una «imbasciata da portare al padre detenuto, ossia che dove si era recato gli era stato detto che al 90% era sì».