L'uomo è stato condannato in primo grado a sei anni di carcere in quanto ritenuto responsabile di aver tentato di uccidere, a colpi di martello, un parente della moglie. Il gip ha accolto l'istanza dell'avvocato Giuseppe Alvaro disponend inoltre, il braccialetto elettronico
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Il Gip di Palmi, accogliendo l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Giuseppe Alvaro, ha concesso gli arresti domiciliari a Domenico Calabrò, 52 anni di Melicuccà, che si trovava ristretto presso la casa circondariale reggina di Arghillà con l’accusa di tentato omicidio, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, ai danni di un parente della moglie, L. G., 49 anni.
Calabrò era stato arrestato il 19 settembre 2018 per quanto avvenuto, il due settembre precendente, vicino ad un circolo ricreativo di Melicuccà, a poca distanza dalla stazione dei Carabinieri. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti l'uomo, a causa di screzi familiari legati al possesso delle chiavi di due immobili di proprietà di parenti in comune, aveva aggredito il rivale con un martello da carpenteria, con doppia punta da un lato e di lunghezza complessiva di circa 50 cm. Calabrò avrebbe sferrato una serie di colpi in direzione della testa, non riuscendo ad attingerlo mortalmente, bensì solo di striscio, grazie ai disperati strattonamenti effettuati dalla vittima ed all’intervento di alcuni passanti, lì presenti a pochi metri dalla chiesa principale e anche grazie all’intervento di uno di questi che riusciva a bloccargli il braccio.
La vittima si è recata immediatamente al pronto soccorso e i sanitari hanno diagnosticato un trauma cranico, con ferita lacero-contusa nella regione temporale destra, un trauma all’emitorace, per cui è stato necessario effettuare alcuni punti di sutura. Sul posto sono intervenuti subito i Carabinieri di Melicuccà, allertati dalla moglie della vittima, i quali hanno effettuato i rilievi e acquisito le videoriprese delle telecamere di sorveglianza installate nei pressi del circolo ricreativo. Durante il giudizio di primo grado, svoltosi in abbreviato, l'imputato ha sostenuto di aver agito senza l'intenzione di uccidere. Il gup lo ha condannato, però a sei anni, un mese e 10 giorni di carcere in quanto ritenuto responsabile dei reati di tentato omicidio aggravato, porto ingiustificato di oggetto ad offendere, e minacce gravi. In attesa della celebrazione del secondo grado di giudizio, il legale Alvaro ha richiesto la sostituzione della misura cautelare, valorizzando una serie di elementi, tra i quali il periodo di carcerazione già sofferta, il comportamento susseguente al reato e il ritiro della querela da parte della persona offesa, significativi dell’attenuazione delle originarie esigenze cautelari. Il Gip, condividendo i rilievi difensivi, ha concesso gli arresti domiciliari all'imputato, e ha disposto per lui anche il braccialetto elettronico.