La vicenda riguardava la vendita di alcuni terreni a un privato, parente del vicesindaco pro tempore. Le indagini erano partite da un esposto alla Prefettura di Catanzaro sottoscritto dalla minoranza
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Il sindaco di Davoli, Giuseppe Papaleo, e il responsabile dell'Ufficio Tecnico comunale, Jonathan Giusti, non hanno commesso alcun abuso d'ufficio e sono stati prosciolti dal reato di abuso d'ufficio in concorso, in relazione a due delibere adottate dal Consiglio comunale di Davoli nel corso del 2016. Lo riferisce una nota del legale Domenico Calabretta.
Le accuse a sindaco e funzionario
Il giudice per l'udienza preliminare presso il Tribunale di Catanzaro, Matteo Ferrante, difatti (all'esito dell'udienza tenutasi il 18 maggio) ha emesso sentenza di non luogo a procedere nei confronti dei due imputati, entrambi difesi dall'avvocato Calabretta. I due erano accusati di aver predisposto e promosso una serie di atti amministrativi e due delibere di consiglio comunale con l'intento di favorire un privato (parente del vicesindaco pro tempore).
L’esposto della minoranza
Le indagini erano scaturite da un esposto al prefetto di Catanzaro sottoscritto da tre consiglieri comunali di minoranza, poi trasmesso per competenza all'autorità giudiziaria. Nella loro denuncia i consiglieri di minoranza evidenziavano l'attività posta in essere dall'Amministrazione e dal Consiglio comunale di Davoli, finalizzata alla alienazione di un terreno del demanio comunale in favore di un congiunto del vicesindaco del tempo, che aveva fatto richiesta di acquisto dell'area.
Il rinvio a giudizio
A seguito degli accertamenti investigativi – si ricorda nel documento dell’avvocato - la Procura della Repubblica aveva chiesto il rinvio a giudizio di Papaleo e Giusti con l'accusa di aver commesso abuso d'ufficio in concorso, perchè avrebbero agito senza osservare i princìpi posti a salvaguardia dell'imparzialità e del buon andamento dell'azione amministrativa ed in violazione delle norme di legge e del regolamento comunale sulla vendita degli immobili, che impongono criteri di trasparenza e corretta informazione.
La vendita dei terreni
Secondo la pubblica accusa, i due avevano agito «esclusivamente per favorire gli interessi» del privato: ovvero, in particolare, Papaleo "promuovendo l'adozione" della delibera di Consiglio che aveva approvato il piano di alienazione degli immobili comunali e poi della delibera che aveva consentito l'alienazione al privato del terreno in questione; Giusti, quale responsabile dell'Ufficio Tecnico, «occupandosi personalmente dell'istruttoria volta a valutare l'istanza di acquisto, il valore di cessione dell'area e la sua qualificazione come 'reliquato', nonchè delle fasi successive di attuazione del provvedimento amministrativo».
E con tali azioni, i due, secondo l'ipotesi accusatoria della Procura, avevano «procurato intenzionalmente» al privato l'ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nell'acquisto del terreno in assenza dei presupposti di legge e senza i requisiti e le procedure previste dalle norme in materia di alienazione di beni demaniali.
La decisione del gup
A fronte di questo quadro accusatorio, si legge ancora nella nota, il gup ha ritenuto fondate le argomentazioni della difesa degli imputati, che ha messo in evidenza la legittimità del procedimento amministrativo predisposto e adottato dall'Amministrazione comunale e dimostrato la correttezza sia del tecnico Giusti, il quale ha istruito la pratica e adottato i relativi atti decisori, sia del sindaco Papaleo. Come fatto rilevare dal difensore, che ha prodotto atti e delibere di amministrazioni precedenti riguardanti casi simili, il primo cittadino e il tecnico comunale hanno seguito le norme e la prassi consueta seguita nell'adozione di provvedimenti riguardanti la vendita di beni demaniali, senza alcun favoritismo verso il privato acquirente e, al contrario, facendo conseguire un vantaggio patrimoniale all'Ente.