VIDEO | Il presidente della Camera Penale di Cosenza Roberto Le Pera chiede alla magistratura di fare "mea culpa" e rilancia: «Gli anticorpi contro la lotta alla corruzione ci sono e resteranno»
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Esultano i penalisti, si oppongono i magistrati. Sono queste in sintesi le reazioni alla decisione del Parlamento, con maggioranza mista, di abrogare il reato di abuso d’ufficio (323 del codice penale), come previsto dal ddl Nordio, ovvero da colui il quale “governa” il ministero di via Arenula. L’abolizione della fattispecie di reato, tanto odiata dai sindaci tanto quanto applicata dai pubblici ministeri soprattutto nelle indagini contro la pubblica amministrazione, ha generato polemiche anche nel Partito democratico, dove i dem si sono apertamente spaccati, ma ha compattato il mondo dell’avvocatura protagonista del processo penale.
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Intervistato dal nostro network, il presidente della Camera Penale di Cosenza Roberto Le Pera non ha avuto peli sulla lingua, definendo l’abuso d’ufficio come un feticcio giuridico, la cui abrogazione non eliminerebbe gli anticorpi vista la permanenza di reati quali peculato, corruzione, turbativa d’asta e omissione in atti d’ufficio. Tutte condotte che rientrano nelle indagini portate avanti dalle procure contro la pubblica amministrazione: dai sindaci ai dirigenti. Ma il punto è un altro.
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Sebbene siano stati avviati migliaia di procedimenti penali in Italia con l’ipotesi di reato dell’abuso d’ufficio, le sentenze di condanna si contano davvero sulle dita di una mano. E in tal senso l’avvocato Roberto Le Pera non le manda a dire ai togati che rappresentano la pubblica accusa che, in vari convegni organizzati nella biblioteca civica del Palazzo di Giustizia, ha avuto modo di confrontarsi con gli avvocati cosentini su più argomenti riguardanti l’entrata in vigore della riforma Cartabia. Insomma, un dibattito ampio ma franco. Nel video l’intervista integrale rilasciata dal presidente della Camera Penale di Cosenza al nostro network.