Il procuratore del tribunale dei minori esamina i difficili casi che nel 2024 hanno visto la procura impegnata in un duro lavoro per creare percorsi di rinascita
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Come ogni nuovo inizio d’anno è tempo di bilanci. E se di numeri in questi giorni ne stiamo leggendo di ogni tipo, in questo caso proviamo a fermarci. Niente numeri ma persone. Parte da qui il bilancio della procura minorile di Reggio Calabria. E a tracciare un quadro umanamente disarmante è stato il procuratore Roberto Di Palma, che pur elogiando l’ottimo lavoro svolto nel 2024, ha posto l’accento sulle tante vicende che hanno coinvolto minori in fatti brutali. Dall’infanticidio di Villa San Giovanni allo stupro di gruppo a Seminara. Ma ancora Villa con le violenze sessuali di un 37enne ai danni di minori soggiogati da regalie varie e droghe. E l’anno si è concluso con un altro fatto di cronaca, un altro episodio di abusi tra minori sempre in riva allo Stretto. Una serie di eventi che non possono e non devono lasciare indifferenti e che costringono ad andare oltre i numeri e i bilanci. Esiste una responsabilità genitoriale in primis ed educativa che non può più essere posta in secondo piano. E il procuratore Di Palma lo ha detto chiaramente: «Come fa un genitore a non domandarsi dove sia il figlio 14enne alle 2 o alle 3 del mattino?».
«Quello della Procura è stato un lavoro più di qualità che di quantità, perché abbiamo trattato casi particolarmente delicati e difficili».
Ed è su questi casi che si è aperta la riflessione sulla necessità di interventi mirati a creare una rete che dia una seconda possibilità reale a questi giovani sempre più soli, circondati da adulti non disposti all’ascolto. E i numeri presentati dal tribunale dei minori di Reggio Calabria raccontano di quei futuri adulti che chiedono solo una possibilità. Non per tutti è una strada percorribile, ma l’urgenza di cambiare passo è evidente. E percorsi alla genitorialità, come quelli già avviati tra i diversi protocolli messi in atto dalla procura minorile, sono sempre più un’emergenza.
«Nel 2023 sono stati 198 i fascicoli iscritti nei confronti delle persone note, minori identificati per dei reati, quindi settore penale, e ne avevamo definiti 191. Quest'anno abbiamo avuto un sensibile incremento perché sono stati iscritti 261 fascicoli e sono stati definiti 171. Sono fascicoli, quindi come vedete c'è un leggero decremento. Però basti questo dato che l'anno scorso ci sono state 6 misure cautelari e quest'anno, invece, sono state 20».
Ha detto il procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria, rimarcando come nel 2024 «abbiamo avuto dei fatti di cronaca che sono stati particolarmente difficili da trattare, anche gravi, si pensi alle violenze sessuali sulla Piana di Gioia Tauro o all'infanticidio nel comune di Villa San Giovanni. C'è stato un decremento dei reati di detenzione di materiale pedopornografico, però purtroppo un fastidiosissimo aumento invece dei reati a sfondo sessuale. Abbiamo avuto anche due rapine nell'arco di pochi giorni in un esercizio commerciale in una piazza da poco rifatta e un tentato omicidio che si è verificato in un liceo di Reggio e altre due rapine commesse più o meno da uno stesso gruppetto di ragazzi a distanza di qualche mese in primavera».
Sui procedimenti nei confronti di persone ignote, «abbiamo avuto un leggero aumento di iscrizioni - ha sostenuto il magistrato - l'anno scorso ne abbiamo iscritti 45 e quest'anno 55. Diciamo che in generale il trend è quello di un aumento dei reati dei minori nell'ambito di tutta la provincia. L'anno scorso ne abbiamo definiti 40, quest'anno ne abbiamo definiti 43. Quindi tutto sommato continuiamo a lavorare sulla quotidianità, che io penso che sia uno degli aspetti di cui maggiormente noi ci possiamo fregiare in senso positivo: non abbiamo arretrati rispetto ai quali in qualche maniera ci possiamo preoccupare».
Per quanto riguarda i ragazzi che sono stati "messi alla prova", si è passati da 64 nel 2023 a 58 nel 2024. A proposito di numeri, il procuratore Di Palma ha sottolineato «l'incremento notevole delle adesioni al programma 'Liberi di scegliere': l'anno scorso erano state avanzate 9 richieste, mentre quest'anno sono state 26. Stiamo puntando affinché diventi una legge dello Stato. Significherebbe prima di tutto avere una copertura finanziaria e strutture che verranno pagate regolarmente. Questo significherebbe poter avviare le procedure di 'Liberi di scegliere' in maniera molto più sistematica. Oggi andiamo avanti grazie alla disponibilità da un canto della Cei, che mette i soldi, e dall'altro di associazioni come Libera, che individuano famiglie, progetti, spostamenti e quant'altro».