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La nota inviata al gruppo iGreco dal dipartimento regionale di tutela della salute, a firma del dirigente Bruno Zito, parla chiaro: in assenza di uno specifico decreto del commissario ad acta, leggasi Massimo Scura, la Casa di Cura Sacro Cuore di Cosenza, struttura facente parte degli ospedali riuniti di proprietà degli imprenditori di Cariati, non può praticare le interruzioni volontarie di gravidanza. La missiva è datata 28 agosto 2017.
La nota inviata anche al commissario ad acta Massimo Scura
Allora perché il 17 ottobre, quasi due mesi dopo, l’Azienda ospedaliera di Cosenza ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Sacro Cuore proprio per trasferirvi le pazienti desiderose di abortire? Sarà quello che si è chiesto anche Dalila Nesci. La parlamentare ha presentato un esposto in procura e alla corte dei conti. La matassa non è semplice da dipanare.
Quello scambio di mail non certificate
La vicenda prende le mosse il 26 luglio quando il gruppo iGreco invia una mail, non certificata, alla segreteria della Direzione Generale della Programmazione Sanitaria, alla cui guida, è giunto nello scorso mese di marzo Andrea Urbani, ex subcommissario ad acta della Calabria. IGreco chiede se la loro struttura già accreditata per le prestazioni sanitarie di ostetricia e ginecologia possa praticare anche le interruzioni volontarie di gravidanza. La risposta giunge il 4 agosto ed è affermativa. Sulla base di questa comunicazione, non certificata e priva di firma, il gruppo iGreco comunica al dipartimento salute di voler intraprendere anche questa nuova attività. Ma il 28 agosto, come abbiamo visto, il dipartimento nega l’autorizzazione, minacciando anche l’erogazione delle sanzioni previste dalla Legge Regionale 24 del 2008.
iGreco praticano ugualmente le interruzioni di gravidanza
Ad oggi, alla casa di cura Sacro Cuore è possibile praticare l’aborto a carico del servizio sanitario, come abbiamo verificato telefonando al centralino per prenotare un intervento. Il medico a cui la prestazione viene affidata è il dottor Antonio Ligato, in pensione dal primo dicembre che, a quanto pare, era l’unico non obiettore in servizio all’Annunziata di Cosenza. Ci sono dunque due versioni contrastanti: quella del gruppo imprenditoriale che effettua gli aborti ritenendo di averne titolo, e quella del dipartimento salute che l’autorizzazione l’ha invece negata. Chi ha ragione? Sarebbe ora, anche per la tutela delle pazienti, che il commissario Scura si esprima con chiarezza sulla questione.
Salvatore Bruno