Sul lungomare di Crotone una distesa di 35 scarpe di bambini e bambine, tante quanti hanno perso la vita, accompagnate dalla sigla che è stata assegnata loro dalla polizia scientifica come primo riconoscimento (ASCOLTA L'AUDIO)
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Sono tante le città italiane che stanno manifestando in piazza che aderiscono alla Rete 26 febbraio. L'associazione ad un mese dalla strage rilancia questa mattina con la mobilitazione generale per denunciare la continua disumanizzazione dei migranti e la criminalizzazione del soccorso e della solidarietà.
Sul lungomare di Crotone una distesa di 35 scarpe di bambini e bambine tante quanti hanno perso la vita nel naufragio di Cutro accompagnate dalla sigla che è stata assegnata loro dalla polizia scientifica come primo riconoscimento.
«Così come ha nuovamente fatto il Ministro Piantedosi questa mattina», ha detto Manuelita Scigliano portavoce della Rete «la colpa non è di chi accoglie, è come incolpare i medici per le malattie ed i poliziotti per i crimini, noi siamo la soluzione, non siamo i responsabili».
«Ad oggi è il governo che strumentalizza i morti di Cutro, rilanciano, e, in continuità con i governi precedenti, spinge l’acceleratore su politiche repressive assolutamente inadeguate a rispondere a un fenomeno complesso come quello delle migrazioni e delle emergenze umanitarie causate da guerre e diseguaglianze globali di cui siamo corresponsabili oltre che testimoni». E ci sono tutti i protagonisti dell’emergenza e della solidarietà dei giorni della strage: c’è il colonnello medico Orlando Amodeo, c’è il pescatore Vincenzo e soprattutto c’è tanta gente che ascolta gli appelli e vuole manifestare per la vita è per la speranza.
Nel frattempo è salito a 91 il numero delle vittime del naufragio, proprio questa mattina è stato recuperato il corpo di un uomo di circa 30 anni individuato dalla protezione civile nella zona di Praialonga.