È gelo sull'asse Roma-Milano. Non si scioglie ancora il rebus sull'incarico conferito il 18 novembre scorso dal Consiglio dei Ministri al colonnello dei carabinieri, Maurizio Bortoletti, atteso in Calabria da oltre tre mesi nella sua qualità di sub commissario al piano di rientro dai disavanzi sanitari.

Braccio di ferro

Senza conseguenze - almeno sul piano pratico - è rimasta per ora la lettera inoltrata il 2 febbraio scorso dal Mef al Comando generale dell'Arma dei Carabinieri con cui il dipartimento Ragioneria Generale dello Stato traccia la modalità attraverso cui l'Arma potrebbe "cedere" Bortoletti alla Calabria, così come disposto dal Governo. Il braccio di ferro va avanti e verte sull'istituto da applicare per consentire il trasferimento e la presa in servizio al secondo piano della Cittadella. Il Comando dei Carabinieri aveva, infatti, ipotizzato inizialmente due strade: utilizzare l'istituto del comando o l'aspettativa senza assegni.

Le perplessità del Mef

Il primo caso viene però tassativamente escluso dal ragioniere dello Stato, Biagio Mazzotta, che nella missiva ne spiega a chiare lettere l'infondatezza: «In assenza di una specifica previsione normativa al riguardo si esprimono perplessità in quanto non si rinvengono i presupposti generali per il ricorso a tale istituto». Nel caso in esame si spiega «oltre a non esserci un’espressa richiesta di comando» dall'amministrazione utilizzatrice, risulta anche impossibile «aggiungere altri trattamenti economici a carico della regione».

Oneri a carico della Calabria?

Il riferimento è allo stipendio percepito dal colonnello per la sua funzione svolta al servizio del Comando Carabinieri a Milano, di cui quest'ultimo evidentemente non vuol farsi carico. Ma neppure la Calabria, dal momento che il compenso per l'incarico di sub commissario è stato già fissato per legge in 140mila euro. Da dimezzare però a seguito della successiva nomina di Ernesto Esposito. Anche in questo caso il Mef appare perentorio: «Gli emolumenti hanno carattere di omnicomprensività, con l'esclusione di eventuali riconoscimenti ulteriori in relazione ai risultati ottenuti e salva la sola possibilità da parte della regione di farsi carico altresì di un importo aggiuntivo nel limite del 20% dei predetti importi».

Muro contro muro

E il concetto viene ribadito più volte dal Mef al Comando Generale dei Carabinieri quando chiede di sapere «se tale compenso (74.250 euro annui ndr) debba intendersi compensativo del trattamento economico fondamentale dell’interessato». Non lo è, precisano dal Mef poichè «non possano aggiungersi altri trattamenti economici a carico della regione al netto del sopra citato 20%, a discrezione regionale».

Aspettativa senza assegni?

Escluso l'istituto del comando a Roma si passa, quindi, in esame la seconda proposta avanzata dal Comando Generale: l'aspettativa senza assegni «l’istituto più coerente con il quadro delineato» concede il ragioniere dello Stato se però le funzioni commissariali fossero svolte a tempo pieno. E così non è dal momento che, nel frattempo, è intervenuta anche una seconda nomina, quella di Ernesto Esposito, «con conseguente ridimensionamento delle attività che quest’ultimo (Bortoletti ndr)è chiamato a svolgere».

Unica soluzione

Non un lavoro a tempo pieno, dunque, per il colonnello dei carabinieri per il quale a questo punto si ipotizza l'applicazione di una differente norma: l’articolo 53 del d.lgs. 165/2001. A suggerirlo è sempre il Mef sulla scorta della «non assimilabilità dell’incarico (di sub commissario ndr) al rapporto di pubblico impiego anche in considerazione della sostanziale differenziazione dei relativi trattamenti». Si tratta, in sintesi, di una norma più volte riformulata dal legislatore che consente ai dipendenti pubblici di assumere anche incarichi extraistituzionali, oltre quelli già svolti nell'amministrazione di appartenenza, purché vengano svolti al di fuori dell'orario di lavoro.

Sub-commissario con la divisa

Sarebbe il caso, appunto, dell'incarico a sub commissario disciplinato per legge e conferito al colonnello dei carabinieri dal Consiglio dei Ministri nel novembre scorso. Una opportunità che consentirebbe così di assolvere ad entrambe le funzioni, esercitando il ruolo di sub commissario senza dover necessariamente dismettere la divisa. La strada seppur indicata dal Governo e nuovamente legittimata dal ministero dell'Economia e delle Finanze rimane però ancora inesplorata e il Comando Carabinieri fermo su una posizione di chiusura.