VIDEO | Sul lungomare Falcomatà, vicino alla riva, sosta da qualche tempo una vecchia imbarcazione. Non reca i segni di un abbandono distratto e incosciente quanto invece quelli della cura dell’ambiente e dell'attaccamento alla città
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Un maestro d’ascia o un pescatore o forse entrambi. Certamente di Reggio Calabria, innamorato del mare e che un giorno ha scelto di non smaltire questa barca in legno, che il mare aveva a lungo solcato, e di adagiarla accuratamente vicino alla riva, sul tratto basso del lungomare Falcomatà della sua città, Reggio Calabria.
Forse non riusciva a separarsene e darle un’altra vita, facendola diventare una sorta di baluardo a difesa dell’ambiente e del mare, è stato un ultimo atto di amore. Un relitto sì, ma non abbandonato ma piuttosto donato, che "parla" a chi abbia voglia di ascoltare in una lingua semplice e antica, che ha ancora molto da evocare perché evidentemente tanto custodisce, che non nasconde i suoi colori azzurro e rosso, corrosi dal sale e dal sole, che per nulla indugia sulla decadenza per manifestare invece fierezza; tracce di una vita passata e pietre poste per assicurare una stabilità a una barca ormai non destinata più solcare le onde. Una storia, anzi probabilmente più di una, e davvero poche parole.
Un invito a rispettare il mare e poi, anche su una bandiera al vento, con alcuni gabbiani a fare da testimoni a volte anche in volo, la scritta “È la mia città”, quasi a voler rivendicare un’appartenenza nonostante tutto. Nonostante i tanti problemi e il degrado che attanagliano molte zone della Città dello Stretto, ecco una dichiarazione di amore singolare e appassionata che per risuonare si avvale della voce del mare e delle onde che si infrangono sulla battigia e del vento che imperversa. Un invito alla riflessione ma anche un’occasione per fermarsi e lasciarsi sorprendere dal panorama dello Stretto, un luogo perennemente ventoso, spesso assolato, qualche volta nuvoloso ma sempre unico e immerso nel mistero. Un messaggio che non arriva dal mare in bottiglia ma che si lascia leggere su una barca adagiata a pochi passi da una riva, proprio lì, su quella che molti ricordano come la via marina bassissima, particolarmente vicina ai binari; lì un tempo, nella Reggio del secolo scorso, la popolosa comunità dei pescatori sostava con sapienza e pazienza. Nei pressi c’era anche la storica pescheria. Una cartolina davvero d’altri tempi che però qualcuno, forse, ha voluto rievocare, lasciando qui quello che probabilmente restava di una vita, affinché potesse averne un’altra, diversa, ma sempre qui, legata al mare, alle sue onde e al loro eterno e costante fluire; un costante fluire che è anche un incessante divenire in cui tutto ciò che, fluttuando, in qualche modo, in qualche sua piccola parte resta, senza mai andare via del tutto e facendo comunque spazio a ciò che di nuovo sempre arriva.