Nasce all’interno dell’Episcopio di Mileto il Giardino della speranza Laudato sì, area verde fortemente voluta dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro e intitolata al giovane giudice siciliano Rosario Livatino, assassinato il 21 settembre del 1990 dalla mafia e proclamato beato dalla Chiesa come martire della giustizia e della fede il 9 maggio del 2021. Alla cerimonia anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nel Vibonese anche per l’evento nazionale dell’associazione antimafia, che si terrà da oggi fino a domenica nella Scuola di polizia di Vibo Valentia, dove si alterneranno 250 relatori provenienti da tutta Italia.

Nel corso del cerimoniale è stata inoltre messa a dimora una talea ricavata dall’Albero di Falcone, l’enorme ficus che cresce dinanzi alla casa di Palermo del giudice ucciso nel ‘92 a Capaci. La pianta che è stata riprodotta in laboratorio dai carabinieri del Reparto Biodiversità di Mongiana, nell’ambito di un progetto teso a combattere i crimini ambientali attraverso l’educazione alla legalità.

«Ha coniugato Vangelo e Costituzione, un modello per i giovani»

A ricordare il “giudice ragazzino” Rosario Livatino mons. Attilio Nostro che ha evidenziato come sia fondamentale tenere viva «la memoria di coloro che ci hanno in qualche modo indicato una strada nuova per affrontare le difficoltà della vita. Il loro insegnamento è necessario, ecco perché sono importanti queste iniziative».

Il giardino della speranza Laudato sì «anticipa anche un po' il Giubileo dell'anno prossimo – ha detto ancora mons. Nostro - è un modo per ricordare persone a noi care, attraverso una forma che è molto gradita non solo al nostro Papa, ma anche a tutto il movimento Laudato sì che in ogni parte del mondo tenta di prendersi cura del creato. Anche noi nel nostro piccolo cerchiamo di fare questo».

Il vescovo ha infine lanciato un messaggio ai tanti bambini presenti all’evento: «Offrire a questi bambini come sogno la vita eroica e meravigliosa di Rosario Livatino, una persona che ha coniugato in sé il Vangelo e la Costituzione, è il modo migliore per farli crescere in maniera sana».

«Siate credibili»

«Un grande magistrato che ha vissuto la sua professione con intelligenza, con tanta umanità, con grande rispetto anche per le persone criminali che lui doveva giudicare». Così don Luigi Ciotti ricorda Rosario Livatino «il primo magistrato santo nella nostra storia. Nel suo diario scriveva che alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti ma credibili. Questo è un invito a tutti noi a non fare solo parole ma essere credibili nelle nostre scelte, nel nostro agire e nel nostro fare».

Il fondatore di Libera ha sottolineato «l’importanza della testimonianza cristiana ma anche della responsabilità civile: queste due misure che devono saldarsi fortemente insieme. Dedicare a Rosario Livatino un giardino serve un po' a ricordare che dobbiamo assumerci di più la nostra responsabilità come cittadini, non a intermittenza, serve a renderci cittadini più veri e più responsabili».

«Livatino un punto di riferimento»

A intervenire anche il sostituto procuratore emerito di Caltanissetta Ottavio Sferlazza, fu lui il primo a giungere sul luogo dell’assassinio e ad avviare le indagini: «Un uomo che ha saputo conciliare fede e giustizia. Deve costituire un punto di riferimento non solo per le giovani generazioni di magistrati ma per tutti i giovani».

Infine un accenno all'indagine che ha condotto: «Mi ha profondamente toccato, sollevare quel lenzuolo nella scarpata dove Rosario aveva tentato una disperata via di fuga è stata molto doloroso ma  mi ha dato la possibilità di conoscere la levatura morale di questo magistrato».