Dolore e commozione per i funerali di Serena Cosentino, 27 anni, morta domenica scorsa nella strage della funivia di Stresa. La cerimonia funebre, officiata dal vescovo della Diocesi Scalea-San Marco Argentano, si è svolta a Diamante nella chiesa Gesù buon pastore, nel centro cittadino, a pochi metri dall'abitazione dei famigliari. «Questi momenti ci fanno sentire uniti e colgo la positività, perché la comunità è diventata un cuore solo» - ha detto monsignor Leonardo Bonanno -. «Si può morire per un virus invisibile - ha aggiunto - e anche per una tragedia che poteva essere evitata. Il cristiano sa che questa non è una vita sicura ma cerchiamo comunque una dimora stabile. Vivere la dipartita di una ragazza giovane, brava e intelligente, dimostra come alcuni nostri giovani siano lezione di una dignità ferma, senza sottomissioni, un patrimonio che non dobbiamo far disperdere e che Dio valorizzerà»

Il saluto di una città intera

Tutta Diamante si è stretta attorno alla famiglia di Serena Cosentino, la 27enne morta sul Mottarone insieme al fidanzato. «Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo. Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni». Pesano come macigni sul cuore dei genitori e dei familiari le parole tratte dal libro della Sapienza che hanno dato inizio alla cerimonia. La salma è stata accolta da un lungo e commosso applauso. Poco dopo sono arrivati i genitori, Maurizio e Ada, accompagnati dalle sorelle e dal fratello di Serena straziati dal dolore.  A causa delle rigide norme anticovid, molte persone sono rimaste all'esterno ad attendere l'uscita del feretro. Tra loro amici e conoscenti, visibilmente sconvolti e addolorati per la perdita della giovane, che qui in paese è ricordata come una persona umile e sempre sorridente.

Lo parole della famiglia

«Ringrazio chi ci è stato vicino in questo momento, chi si è stretto a me. Serena - ha detto il padre Maurizio - era amore, era un angelo sulla terra. A chi mi chiede di cosa ho bisogno, dico l'amore che volevate dare a me datelo ai più deboli, ai poveri, a chi ha bisogno. Grazie anche ad Hesam due angeli, che avevano la vita davanti». A raccontare particolari della vita di famiglia è stata la sorella Federica. «Ventisette anni d'amore non si possono racchiudere in una lettera. Eri bella - ha detto Federica interrompendosi spesso per il pianto - e non amavi le cose futili, sei sempre stata la più intelligente, quella che si batteva per l'uguaglianza e i diritti. La più coraggiosa. La tua bellezza non era di questa terra».