I giudici hanno rigettato l'istanza cautelare presentata dalla società Cabrilia Srl la quale aveva impugnato l'ordinanza di demolizione e rimozione di una sbarra d'acciaio che impediva l'avvio del cantiere per la costruzione del ristorante
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Il Tar di Catanzaro, sezione seconda, ha rigettato l'istanza cautelare presentata dalla società Cabrilia Srl riguardo l'ordinanza di demolizione e rimozione di una sbarra a chiusura di una strada ad uso pubblico. Il provvedimento impugnato era stato deliberato dal Comune di Diamante al quale il ricorrente chiedeva il ripristino dell'originario stato dei luoghi, realizzando quindi una sbarra in acciaio, basculante, recante l'insegna Conad, a chiusura della strada di accesso e del relativo svincolo della rotatoria. Ebbene, cosa dovrebbe sorgere di fianco al supermercato? Il McDonald's. E per iniziare i lavori di realizzazione della catena di ristoranti di fast food americano era necessario eliminare ogni ostacolo.
I giudici amministrativi, nel caso in esame, hanno ritenuto non sussistente il pregiudizio grave ed irreparabile, derivante dall'ottemperanza all'ordinanza impugnata, nonostante il ricorrente prospetta il rischio di intrusioni indebite nell'area di cantiere della società e di eventuali danni ai beni propri presenti nella zona dove sorgerà il punto ristoro.
Il Tar inoltre evidenzia che «la sbarra in questione, essendo facilmente superabile, non sembra idonea a neutralizzare i rischi prospettati, in caso di ingresso volontario nel cantiere, mentre non sembra neanche configurabile la possibilità di un ingresso involontario, tenuto conto della distanza del cantiere rispetto alla sbarra, che ne dovrebbe impedire l’accesso».
Infine, il Tar di Catanzaro sottolinea che «il ricorso non sembra neanche assistito da evidenti profili di fumus boni iuris, tenuto conto del (non contestato) uso pubblico della strada e della mancanza di un titolo autorizzativo per l’installazione della sbarra». La società ricorrente è rappresentata dall'avvocato Dario Sammarro, mentre il comune di Diamante è difeso dagli avvocati Marietta De Rango e Mario Perugini.