Nell’inchiesta “Reset” è inquadrato come il finanziere che passava informazioni riservate alla malavita di Cosenza, ma il sospetto che da due anni pende sulla testa di Enrico Dattis sembra ormai prossimo a essere fugato. Nelle scorse ore, infatti, la Corte di Cassazione ha annullato la misura interdittiva che, emessa il 1° settembre del 2022, aveva comportato la sua immediata sospensione dal servizio. A prendere quella decisione era stato il gip distrettuale sulla scorta dell’accusa formulata nei suoi confronti dalla Dda: rivelazione di segreti d’ufficio con l’aggravante della finalità mafiosa.

Secondo la Procura, era lui la “talpa” in divisa che nel 2018 teneva informato Michele Rende sulle indagini di “Reset”, all’epoca in pieno svolgimento. L’ipotesi era che lo facesse attraverso il suocero, in modo tale che le soffiate arrivassero direttamente ai vertici della cosca che si ritiene guidata da Francesco Patitucci. Rende, infatti, è considerato uno degli elementi emergenti di quella consorteria, dedito a estorsioni e traffico di droga, e intercettato più volte si vantava di aver un «amico nella Finanza» che gli passava le informazioni.

Ventiquattro mesi dopo, però, emerge un’altra possibile verità. Ammesso che la spia esista veramente, i giudici romani dubitano che si tratti di Dattis. Del resto, il ricorso presentato dagli avvocati Nicola Rendace e Giovanni Carlo Tenuta spingeva proprio in questa direzione. In quel periodo, infatti, il diretto interessato era in servizio nel Nord Italia; impossibile, dunque, che avesse accesso a notizie riservate degli uffici giudiziari catanzaresi. A ciò si aggiungono anche alcuni «errori» interpretativi evidenziati dai difensori, con gli investigatori che avrebbero attribuito a Dattis condotte che, in realtà, non aveva mai tenuto.

Morale della favola: la Cassazione ha annullato la misura, rinviando gli atti al Tribunale del Riesame per una nuova valutazione del caso. Un appuntamento che per il finanziere Dattis si preannuncia decisivo. Fino al 2022 si era distinto in positivo, prendendo parte a delicate indagini antimafia con le Procure di mezza Italia. Ora, però, il quarantenne cosentino gioca una partita più impegnativa: quella per la sua riabilitazione.