Il timore di una inchiesta sulla presunta allegra gestione aleggiava sull'istituto penitenziario di Catanzaro già da un po'. L'ex direttrice, Angela Paravati, benché non svolgesse più quel ruolo continuava però a tenersi informata della situazione all'interno della casa circondariale soprattutto dopo l'arrivo della nuova dirigente che aveva imposto regole più severe provocando il malcontento dei detenuti.

«Ci manda in Sardegna»

La preoccupazione trapela da una conversazione intercettata ad ottobre del 2022. Dal carcere qualcuno informa Paravati dell'opinione nel frattempo maturata dalla nuova direttrice, la quale ritiene che la passata mala gestio avesse ripercussioni sul suo rapporto con i detenuti, i quali manifestavano scontento. La conversione si conclude con un auspicio: «speriamo di non essere intercettate sennò ci manda in Sardegna».

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Il telefono in un pacco di biscotti

Ma ciò che avveniva all'interno del penitenziario pare non fosse un mistero. Addirittura la stessa ex direttrice si sarebbe mostrata in diverse occasioni clemente con i detenuti. Uno di questi a gennaio del 2022 parla con la fidanzata per convincerla ad inviargli un telefono occultato in un pacco di biscotti. Per superare l'iniziale diffidenza della compagna spiega di essere stato convocato dalla stessa ex direttrice la quale gli avrebbe confermato: «Fatevi mandare quello che vi pare, i pacchi non sono controllati».

Nessuna sorpresa

Nessuna sorpresa, quindi, quando persino i delegati sindacali le confidavano di aver appreso di un presunto traffico di stupefacenti all'interno del carcere. «Paravati non si dimostrava sorpresa di quanto riferitole e, anzi, lo confermava» si legge nelle carte dell'inchiesta. Tuttavia, avrebbe giustificato l'assenza di controlli a causa della presenza di alcuni detenuti positivi al Covid.

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Un infermiere ostaggio di un detenuto

E le lamentele sarebbero state all'ordine del giorno, a marzo del 2022 un medico in servizio nel carcere si sarebbe rivolto all'ex direttrice per chiederle di adottare i dovuti provvedimenti. «Un infermiere era stato ostaggio di un detenuto», quest'ultimo si sarebbe comportato «come proprietario del carcere». Chi era ristretto - da quanto emerge dalle carte dell'inchiesta - sarebbe stato solito «barattare i disagi con benefici». 

Reparti aperti nella sezione alta sicurezza

Ad esempio, ad aprile del 2022 il malfunzionamento dei riscaldamenti sarebbe stato usato come espediente dai detenuti di alta sicurezza per chiedere l'apertura dei reparti. La circostanza viene commentata dalla comandante della polizia penitenziaria, Simona Poli, anche lei finita agli arresti. «Perché non si sono lamentati? Perché la Paravati gli ha dato telefonate e tutte queste cose qua per il fatto che c'è stata l'emergenza».

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La spia inviata da Roma

Ma già nell'estate del 2022 entrambe iniziano a mostrare preoccupazione e timori di poter essere coinvolte in una inchiesta giudiziaria. In particolare, l'arrivo di un sovraintendente distaccato a Catanzaro per motivi familiari le allarma, definito «una spia inviata da Roma». Entrambe «manifestano molta preoccupazione sia in ordine al distacco» del sovrintendente, sia rispetto alla collocazione nel reparto di alta sicurezza e così decidono di assumere informazioni «al fine di accertarsi se le ragioni comunicate del trasferimento fossero o meno veritiere». Alla fine, «decidono di collocarlo forzatamente in ferie».

«Io copro tutto»

Poco prima del suo congedo dalla casa circondariale, l'ex direttrice viene intercettata mentre confida ad un interlocutore che il provveditore aveva convocato Poli per revocarla dall'incarico. Nell'occasione sottolinea: «Bene o male a Catanzaro io copro tutto, hai capito? Non hanno trovato lacune di sicurezza perché io faccio tutto, perché io copro le lacune del comandante».