Antonello Troya aveva previsto tutto, come sempre. Aveva capito che stava per andarsene e aveva pianificato ogni cosa, forse persino il giorno in cui cominciare ad incamminarsi verso il paradiso, dopo che negli ultimi anni aveva sentito forte il bisogno di riavvicinarsi alla spiritualità. E così lo scorso 15 agosto, quando i credenti festeggiano l'Assunzione della Vergine Maria in cielo, il giornalista era entrato in coma dopo essersi sentito male e non si è mai più ripreso fino alla morte, sopraggiunta dieci giorni dopo, mentre si trovava ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva dell'ospedale Germaneto di Catanzaro. Questa mattina amici, parenti e colleghi gli hanno dato l'ultimo saluto nella chiesa Maria SS. del Rosario di Pompei, a Belvedere Marittimo, città che gli diede i natali il 22 giugno del 1966. Troya era un paziente nefrologico e dal 2017 era responsabile provinciale di Aned (associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto).

L'affetto di amici e parenti

Tanti gli amici e i colleghi che questa mattina, stringendosi attorno alla moglie Elvira, l'anziana madre, i fratelli e tutti gli altri parenti, hanno preso parte alle esequie per l'addio al cronista belvederese. Particolarmente commovente l'intervento della nipote, che dal pulpito ha raccontato di come lo zio avesse cucito addosso il suo ruolo di giornalista, anche fuori dalle redazioni. «Mi ha insegnato ad essere una persona libera», ha detto con la voce rotta dall'emozione. Parole di elogio sono arrivate anche da don Gianfranco Belsito, che ha officiato la messa, e don Ennio Stamile, quest'ultimo nella doppia veste di sacerdote e giornalista. Entrambi hanno ricordato di quanto sia stato pungente e incisivo negli anni il lavoro di Troya.

Da una vita "sempre sul pezzo"

Considerato una penna dissacrante e irriverente, Troya aveva dedicato tutto sé stesso all'impegno professionale, diventato incessante. Nonostante la grave malattia, infatti, il cronista aveva continuato imperterrito a stuzzicare la politica locale e denunciare fatti e misfatti del territorio, senza fare sconti a nessuno. Attualmente era alla guida de "Lo Strillone News", sito di informazione che aveva fondato qualche anno fa e che gli consentiva di lavorare a qualunque ora del giorno e da qualunque posto, anche dall'ospedale, dove si recava spesso. Giornalista pubblicista dal 1999, una laurea in Dams nel cassetto e un master in Intelligence, Troya ha cominciato la sua carriera nel 1994 al Quotidiano della Calabria. Successivamente, nel 2006, è arrivato a “La Provincia Cosentina”, giornale di cui è diventato direttore, dopo averlo rilevato per scongiurarne la chiusura. Ha poi collaborato con Gazzetta del Sud, Ansa e Rai, specializzandosi come video e fotoreporter. Per un lungo periodo ha tenuto corsi di Teoria e tecnica della Comunicazione e Giornalismo. Negli ultimi anni, aveva fondato l'agenzia "At Press", fornendo servizi da freelance alla principali testate giornalistiche regionali. Nel 2011 si registrò il suo debuttò letterario con il libro "Mani Assassine" (Falco Editore), un'opera che racconta la cronaca di sette delitti compiuti nel Tirreno cosentino di cui si era occupato personalmente. Lascia l'adorata moglie Elvira e quanti, conoscendolo, gli hanno voluto bene.