Un silenzio carico di significati ha attraversato l’aula consiliare "Francesco Fortugno" del Consiglio regionale della Calabria, mentre i relatori tracciavano un quadro impietoso della povertà educativa in Italia e, in particolare, in Calabria. L’evento, organizzato dal Corecom Calabria, ha portato al centro del dibattito le drammatiche conseguenze di un fenomeno che, purtroppo, continua a crescere. «Non possiamo più far finta che il problema non esista», ha dichiarato Fulvio Scarpino, presidente del Corecom Calabria, aprendo i lavori della Seconda Giornata Nazionale sulla Povertà Educativa. «Non si tratta solo di mancanza di libri o di strumenti scolastici. La povertà educativa è una fragilità diffusa che coinvolge tutti: ragazzi esclusi dal sistema educativo e giovani intrappolati in un mondo digitale che non sono pronti a gestire».

La povertà educativa, è stato detto più volte durante i lavori, non si limita alla privazione di opportunità scolastiche o culturali. Si tratta di un problema sistemico, che riflette le disuguaglianze economiche e sociali e amplifica le fragilità emotive delle nuove generazioni. Una fragilità che, come ha ricordato Scarpino, trova terreno fertile anche nell’universo digitale. «Abbiamo giovani che sono anni luce avanti rispetto agli adulti nell’uso della tecnologia, ma allo stesso tempo mancano di strumenti emotivi e critici per affrontarla».

Un allarme fatto di numeri e storie

I dati snocciolati durante l’incontro lasciano senza fiato. Ogni cinque casi di cyberbullismo, uno coinvolge una bambina, e il 75% di questi episodi ha conseguenze drammatiche, fino al suicidio. Ma dietro i numeri ci sono storie di giovani disorientati, fragili, spesso soli. Il progetto Corecom Academy in Tour, presentato durante la giornata, si propone di affrontare questa realtà con interventi concreti nelle scuole, nelle famiglie e nelle istituzioni. «Non basta parlare di povertà educativa, bisogna agire – ha aggiunto Scarpino –. Questo progetto toccherà temi come l’educazione affettiva, digitale e il cyberbullismo, cercando di creare consapevolezza e fornire strumenti ai ragazzi».

Pasquale Petrolo, segretario del Corecom Calabria, ha sottolineato l’importanza del concetto di "comunità educante". «Per educare un bambino serve un intero villaggio – ha spiegato – e oggi quel villaggio è globale. Dobbiamo costruire reti solide tra istituzioni, scuole e società civile per affrontare sfide sempre più complesse. La nostra missione è prepararli al mondo di domani, senza dimenticare chi, nel presente, vive ai margini». Un concetto che si sposa con la necessità di educare le nuove generazioni non solo alla conoscenza, ma anche alla responsabilità e alla partecipazione attiva.

La scuola al centro del dibattito

Un ruolo cruciale spetta alla scuola, considerata non solo come luogo di apprendimento ma come motore di riscatto sociale. «Gli insegnanti italiani sono il nervo della formazione – ha dichiarato Carola Barbato, presidente del Corecom Campania e coordinatrice nazionale dei comitati regionali –. Ma sono sottopagati e avviliti, e questo indebolisce l’intero sistema educativo. Dobbiamo restituire dignità al corpo docente, perché è da loro che parte il cambiamento».

Ma la scuola, come hanno sottolineato i partecipanti, non può fare tutto da sola. Serve il coinvolgimento di tutte le componenti sociali, comprese le istituzioni locali e la politica nazionale. «La scuola è il primo pilastro – ha aggiunto Barbato – ma senza politiche a lungo termine che ridiano centralità alla cultura, sarà difficile fare progressi reali». La necessità di una visione strutturata, in grado di superare gli approcci emergenziali, è stata sottolineata più volte.

Il peso delle disuguaglianze

Raffaele Mammoliti, consigliere regionale e vicepresidente della Commissione Bilancio, ha evidenziato come la Calabria sia una delle regioni più colpite dal fenomeno. «La povertà educativa è ormai un problema strutturale, non un’emergenza temporanea. La Calabria registra alcune delle percentuali più alte di povertà culturale in Italia. Ma questa giornata può rappresentare un punto di svolta, se riusciamo a trasformare le risorse del Pnrr in opportunità reali per i nostri giovani».

Anche Caterina Capponi, assessore regionale alla Cultura e alle Politiche Sociali, ha richiamato l’attenzione sulla gravità della situazione. «I dati Istat sono allarmanti. Come Regione Calabria stiamo cercando di mettere in campo azioni concrete per contrastare queste disuguaglianze, ma dobbiamo lavorare di più. La collaborazione tra cultura, politiche sociali e scuola è essenziale per ricostruire il tessuto sociale».

Un messaggio di responsabilità collettiva

Antonio Marziale, Garante per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ha riportato il focus sui giovani, troppo spesso dimenticati o strumentalizzati. «Quando si tratta di bambini, fare non è un’opzione, è un dovere – ha affermato –. Le manifestazioni servono, ma non bastano. Serve un impegno quotidiano per mettere i loro bisogni al centro delle politiche pubbliche. In Italia, e in Calabria in particolare, c’è ancora troppo da fare».

La giornata si è conclusa con una riflessione condivisa: la povertà educativa non è solo un problema dei giovani. È un’emergenza che riguarda tutti, perché da essa dipende il futuro della società. «Il nostro compito non è solo denunciare, ma costruire – ha concluso Scarpino –. I ragazzi sono il nostro specchio. Se vogliamo un futuro migliore, dobbiamo iniziare da loro».