«L’obiettivo è quello di ricordare dei grandi maestri di questa scuola, ma anche e soprattutto di rendere operativa una memoria che è fatta di ispirazione, che rappresenta un modello per le nuove generazioni». Così la dirigente scolastica dell’Ipseoa Gagliardi di Vibo Valentia, Eleonora Rombolà, ha introdotto la terza edizione del concorso enogastronomico nel ricordo dello stimatissimo chef e docente Rinaldo Marcianó. Una giornata all’insegna della memoria e della passione per l’enogastronomia andata in scena proprio all’Istituto Alberghiero di Vibo con un’iniziativa che quest’anno ha visto una partecipazione ancora maggiore con la presenza anche di scuole da fuori regione.

«Nell'arco di questi tre anni abbiamo avuto l'opportunità di un confronto speciale con tutte le scuole - ha sottolineato il prof di enogastronomia Pino Cardamone -. Il primo anno abbiamo realizzato un concorso interno, il secondo anno regionale e quest'anno è a tutti gli effetti un concorso nazionale con la presenza di scuole anche da Torino e San Pellegrino Terme».

Un momento di confronto e condivisione, che ha esaltato la creatività degli studenti sul tema Food pairing con piatti e drink ispirati alla territorialità da presentare a una giuria di esperti. «Questi giovani ragazzi danno grande speranza perché si vede che hanno tanta passione nel raccontare la propria terra e soprattutto per tenere in vita le memorie di chi si è speso tanto per il territorio e per i ragazzi - ha commentato Giovanni Benvenuto, produttore di vino e titolare delle omonime cantine -. Ognuno di loro ha portato delle ricette molto originali, dando dei nomi tra l'altro evocativi, che utilizzano prodotti del territorio: si parte dal pecorino Dop, alla 'nduja, che è famosissima, fino alla cipolla rossa di Tropea».

Al fianco degli studenti immancabile il sostegno dei loro professori: «Tutte le gare in cui partecipiamo rappresentano per noi una crescita, un confronto, e quindi questo serve anche per stimolare questi ragazzi a intraprendere quell'attività nell'enogastronomia che dà mille sbocchi professionali - ha spiegato Antonio Ramondino, professore di enogastronomia -. Perché è vero che è un lavoro che comporta enormi sacrifici, ma è anche e soprattutto un lavoro fantastico se si fa con passione e con amore».
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