VIDEO | Da ben 35 anni il borgo del Catanzarese attira amanti del buon cibo e delle tradizioni per il consueto appuntamento con “u cottu”. Ecco di cosa si tratta
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È una tradizione lunga ben 35 anni quella che attira nel borgo antico di Santa Caterina sullo Ionio, nel Catanzarese, amanti del buon cibo e delle tradizioni. Nelle magiche atmosfere dei "catoi", cantine scavate nella roccia, un tempo utilizzate come magazzini di stoccaggio o ricovero per le bestie, per un'intera settimana, a ridosso dei festeggiamenti in onore della santa patrona, la famiglia Leto accoglie commensali provenienti da ogni dove per "U cottu", la sagra del maiale.
Un successo in crescendo
«Ogni anno arriva gente da tutte le parti del mondo - racconta Francesco Leto - quest'anno abbiamo avuto clienti provenienti ad esempio dalla Germania, da Torino, da Milano, da Modena. In un giorno, tra pranzo e cena, siamo arrivati a 351 coperti. Ha iniziato nostro padre con un maiale - prosegue - quest'anno ne abbiamo consumati sei. Inizialmente la sagra durava un giorno, ora ne dura otto».
«La famiglia è la forza portante di tutto - aggiungono i fratelli Claudio e Saverio Leto - è una tradizione che portiamo avanti da quando eravamo bambini ed ora stiamo continuando con mogli, figli e nipoti». Un vero e proprio evento enogastronimico, premiato anche dall'amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Severino, che in quest'ultima edizione, così come nella precedente, ha portato nel borgo catanzarese otre 1000 presenze ridando vita ai suggestivi vicoli del borgo.
L’apprezzamento dei commensali
«È la mia prima volta qui - racconta una giovane ospite - devo dire che sono rimasta estremamente colpita dalla bellezza del posto, dall'accoglienza dei proprietari, naturalmente carne squisita e ottima compagnia». «Complimenti all'organizzazione - aggiunge un altro commensale che ha scelto il borgo di Sabta Caterina per un pranzo in famiglia - qui rivive la tradizione. Come si suol dire, del maiale non si butta via nulla e in questo caso è proprio così». «È il secondo anno che veniamo - commenta una comitiva - non siamo abituati a mangiare questo cibo ma una volta all'anno veniamo qui per toglierci lo sfizio».