Il 15 luglio 1831, al largo della Sicilia, proprio al centro del Mediterraneo, dopo molti eventi premonitori con proiezioni di acqua fangosa intervallati da nere nuvole di fumo, emerse un’isola.
Sembrerebbe l’inizio di un racconto fantastico mentre è realtà o, meglio, fu realtà poiché l’isola oggi è di nuovo sommersa dalle acque.
La sua forma era quella di un atollo, per un perimetro di circa 5mila metri ed un’altezza massima di poco più di 60. Quelli che ebbero l’ardire di accostarsi e visitarla, durante i sei mesi di apparizione, descrissero i suoi connotati vulcanici: l’acqua, narrano, “era di color giallo arancio, coperta da una densa schiuma, mentre le scorie che orlavano il bacino erano impregnate d’ossido di ferro”.


Per il suo possesso (e come poteva essere altrimenti, data la strategica collocazione) si scatenarono contese internazionali. Gli inglesi, una cui nave per prima aveva avvistato l’isola, vi piantarono la bandiera battezzandola Isola Graham; i francesi fecero altrettanto chiamandola, però, Julia, dal nome del mese in cui si era verificato il fenomeno mentre Ferdinando II , re delle delle Due Sicilie, che non poteva essere da meno dal momento che la nuova isola si trovava davanti alle coste siciliane, incluse con atto sovrano l’isola tra i propri domini dandole il nome di Ferdinandea.


Per fortuna ci pensò la natura stessa a farsi beffa delle contese di Stato: arrivato l’inverno, i venti flagellarono l’isola e le mareggiate la sfaldarono fino a sommergerla del tutto. Oggi riposa (è il caso di dirlo) a otto metri di profondità ed è segnata sulle carte nautiche come Banco di Graham.
Nel 1832 Ferdinando II scelse, come sua riserva di caccia, un’incantevole località posta nelle Serre calabresi a cui, forse in ricordo dell’isola scomparsa, diede il nome di Ferdinandea.