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«Calabria Etica è la punta di un iceberg». Lo dice chiaramente il governatore Mario Oliverio nell’approfondimento giornalistico andato in onda sui Rai Uno e che riguarda proprio il presunto scandalo della fondazione. Certo è che da quando, una manciata di giorni fa, veniva denunciato, dalle colonne del Corriere della Calabria, lo strano caso delle centinaia di assunzioni conclusesi proprio a ridosso delle elezioni regionali, una frana sembra avere travolto l’ente in house della Regione.
Due giorni fa è partito il commissariamento di Calabria Etica, ieri l’inchiesta della Procura e sempre ieri le dimissioni della compagna di Pasqualino Ruberto, il presidente della Fondazione.
Bianca Vitalone era capo progetto del piano di comunicazione istituzionale di Calabria Etica. Da poco aveva sottoscritto un contratto di durata triennale e per un compenso di tre mila euro al mese. Con le dimissioni la donna spiega di volere togliere ogni ombra dal presunto intreccio tra la sua relazione con Ruberto e l’incarico ricevuto. Allo stesso tempo Vitalone afferma di sentirsi strumentalizzata al fine di «screditare il percorso politico e l’integrità morale» del compagno presidente.
Un pensiero lo rivolge poi ai lavoratori, quei giovani disoccupati che già da tempo non ricevono lo stipendio dalla fondazione, perché le casse e i conti sono stati bloccati. Gli stessi che sul web difendono l’operato di Ruberto, le attività e i progetti della fondazione affannandosi a spiegare che, in un tale deserto occupazionale, in Calabria Etica hanno trovato un’opportunità. A loro poco importa se, come pare, sia stata data indicazione di voto in vista delle regionali, se la maggior parte delle assunzioni siano state fatte nella città in cui Ruberto è candidato a sindaco. Se c’è stato o meno voto di scambio o altre irregolarità sarà ora la procura a dirlo.
di Tiziana Bagnato