Prima della crisi sanitaria, l'attenzione era focalizzata sulla guerra tra magistrati. Ma le sorprese sono soltanto rimandate
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Di cosa parlavamo noi calabresi prima dell'emergenza Coronavirus? Molti di voi l'avranno comprensibilmente dimenticato, perché troppo impegnati a salvare la propria pelle e quella dei propri famigliari in un momento così delicato per l'intero globo terrestre, che prega e spera perché l'incubo finisca il prima possibile; poi c'è chi invece lo ricorda benissimo, nonostante tutto.
Prima che il Covid-19 irrompesse nelle vite degli esseri umani, cambiandole forse per sempre,la Calabriaera alle prese con la battaglia tra magistrati, una guerra senza esclusione di colpi che aveva già provocato qualche ferito, qualcuno anche grave.
Molto più di accuse tra magistrati
È stato un terremoto senza precedenti in cui è stato messo in discussione il ruolo di molti magistrati, alcuni dei quali messi alla berlina, accusati, indagati e trasferiti.Si va dalle accuse di corruzione al favoreggiamento.
Ma sotto sotto, dicono i beninformati, c'è molto di più di scambi di accuse tra toghe. E proprio quando la faccenda stava per farsi davvero rovente, proprio quando la questione stava per prendere una nuova, inaspettata piega, il Coronavirus ha attirato tutta l'attenzione su di sé, creando il vuoto attorno. Per la gioia di tanti illustri coinvolti.
Il Coronavirus, una "manna dal cielo"
Nonostante i morti, una sanità al collasso e l'isteria collettiva, c'è chi spera che l'emergenza Coronavirus duri più a lungo possibile. Ma perché? Della diffusione del Covid-19 ne ha risentito anche la giustizia e, di conseguenza, le indagini in corso potrebbero subire un rallentamento.
Pesci grandi e piccoli
A Salerno, dove la procura sta cercando di sbrogliare l'ingarbugliata matassa delle reciproche accuse tra toghe, sono custoditi i verbali degli interrogatori e qualcuno li ha anche letti. Tra le migliaia di righe, si legge di tutto.
I magistrati salernitani stanno anche cercando di capire se gli atti di alcune indagini avviate nelle procure calabresi sono stati chiusi a chiave nei cassetti di proposito o se, più semplicemente, quella che sembra essere una protezione nei confronti di alcuni politici, è in realtà un'esca lanciata per far abboccare "pesci più grandi".
L'intreccio tra politica e sanità
Foraggiare la sanità è privata negli ultimi anni è stato lo sport preferito di una larga fetta di politica calabrese. Questo ormai lo hanno imparato anche le pietre. Quello che i più non sanno è che dietro lo sfascio della sanità pubblica, potrebbe celarsi la protezione di alcune toghe nostrane.
Nella giustizia calabrese non ci sarebbero solo processi aggiustati, come la cronaca ci ha già ampiamente raccontato, ma anche amicizie e legami tra politica e magistratura che avrebbero deviato il corso di alcune indagini.
Tutto è ancora da verificare, ogni parola, ogni sillaba, ma una cosa è certa: le indagini sulle magistratura calabrese nascono proprio per fare luce sui questi presunti rapporti. Alcune piste avrebbero condotto a sodalizi tra magistrati, politici e imprenditori della sanità in odor di mafia, scanditi da frequentazioni assidue, cene e intercettazioni imbarazzanti.
La sanità al centro degli interessi del potere masso-mafioso
A fronte dei continui e indiscriminati tagli alla sanità pubblica degli ultimi anni, quella privata ha ricevuto decine e decine di milioni di euro. Tutto merito dei politici che contano,che hanno potuto fare pressioni sui vertici della sanità in cambio di favori.
Questo perché gli imprenditori della sanità privata, a loro volta, possono esercitare pressioni sulle loro centina di dipendenti e chiedere voti, espandendo la spasmodica ricerca dei voti fino alle cosche di 'ndrangheta, che nelle strutture private trovano cure e conforto anche nei periodi di latitanza dei loro esponenti.
A volte si tratta di patti tra "fratelli" delle logge deviate della massoneria, accordi che non possono essere violati nemmeno a costo della vita. È così che molti politici costruiscono il loro consenso e agguantano posti di prestigio. Spesso capita che le loro ignobili gesta finiscano nelle indagini, ma poi quando gli atti approdano in certe procure, sembrerebbero svanire nel nulla.
Verba volant, scripta manent
Una locuzione latina ricorda che, letteralmente, le parole volano, ma gli scritti rimangono. Ciò sta a significare che se c'è un atto scritto, prima o poi da qualche parte se ne troverà traccia. Soprattutto se c'è chi indica bene dove e come trovarlo. Questo, pare, sia accaduto anche in questa delicata faccenda.
Atti di indagini apparentemente finiti nel dimenticatoio sono stati riesumati e andranno a comporre un puzzle che, una volta ultimato, promette di diventare lo scandalo giudiziario più imbarazzante del dopoguerra, tanto che "Rinascita Scott" e "Genesi" a confronto sembreranno operazioni da educande.
La sensazione è che essere amico dei potenti potrebbe non rappresentare più alcuna garanzia. Perché l'emergenza sanitaria legata al Coronavirus passerà, ma la voglia di ripulire e riformare la magistratura calabrese sicuramente no.