VIDEO | Il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza non lascia soddisfatto l’avvocato dell’ex sindaco. Sui social c’è chi parla di trattamento di favore e chi, invece, esulta. Ma come stanno davvero le cose?
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Da un po’ di tempo a casa di Giuseppe Scopelliti si è in trepidante attesa. Il Tribunale di Sorveglianza deve depositare una decisione assai importante: stabilire, cioè, se l’ex governatore della Calabria può essere affidato in prova ai servizi sociali – e così lasciare definitivamente il carcere – oppure ottenere la misura della semilibertà. La richiesta dell’avvocato Aldo Labate è perentoria: affidamento in prova, forte anche delle relazioni riguardanti il periodo di detenzione dell’ex sindaco di Reggio. Tutte positive. Un detenuto modello che si preoccupa molto di aiutare gli altri. Il processo rieducativo, dunque, può dirsi effettuato.
C’è fiducia attorno alla decisione del magistrato di Sorveglianza. In serata, a casa Scopelliti, squilla il telefono. A rispondere è Barbara, la moglie dell’ex governatore. Dall’altro capo c’è proprio lui, Peppe. La direzione del penitenziario dà l’autorizzazione alla chiamata perché c’è da fare una comunicazione: il giudice ha deciso per la semilibertà. Scopelliti potrà uscire dal carcere dal mattino alle 8 e farvi rientro la sera alle 21. Potrà, inoltre, rimanere con la famiglia sia il sabato che la domenica. Una decisione, questa, che farebbe la felicità di quasi tutti i detenuti. Riacquistare un pezzo di vita quotidiana non è roba da poco, per chi assapora l’amaro gusto della detenzione. Per Giuseppe Scopelliti, però, le cose non stanno proprio così. Assieme al suo legale è convinto di poter avere una chance in più: uscire definitivamente di galera e terminare da uomo libero il suo percorso rieducativo, saldando definitivamente il conto con la giustizia.
All’esterno, la notizia pubblicata in anteprima su lacnews24.it e su IlReggino.it raccoglie, com’è normale, reazioni molto diversificate. C’è chi esulta, ritenendo questa decisione un grande risultato; ma c’è anche chi guarda con profondo sfavore all’attenuazione del regime detentivo. Chi accoglie la notizia con un liberatorio “finalmente” e chi, invece, invoca l’ineguaglianza della legge. Ma, al netto delle legittime reazioni della “piazza virtuale”, la decisione del giudice è una vittoria o una sconfitta per Giuseppe Scopelliti? E cosa è per l’opinione pubblica? A noi pare di poter dire che, evidentemente, se la si guarda dal lato del detenuto che attendeva di poter tornare in libertà, il provvedimento del Tribunale debba essere visto come una vittoria a metà. Non una sconfitta, perché si è comunque certificato l’avanzamento di un percorso di reinserimento, ma un passo in avanti. È legittima la delusione dell’avvocato Labate, così come sarà legittimo un eventuale ricorso per Cassazione, per far valere le proprie ragioni ed ottenere l’affidamento in prova ai servizi sociali. Fuori dalla posizione di chi è personalmente o professionalmente coinvolto, però, le cose non possono che stare in maniera diversa. E qui occorre spogliarsi, una volta di più, da qualsiasi abito ideologico preconfezionato che basi le proprie valutazioni su un’esclusiva vicinanza o meno alle posizioni politiche dell’ex governatore. In altri termini, al fine di valutare concretamente la portata di questa decisione, serve uscire da dallo status di tifoso o contestatore, guardando oggettivamente cosa è accaduto.
Giuseppe Scopelliti viene condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi di reclusione per i reati di abuso d’ufficio e falso. Siamo nell’aprile del 2018. Immediatamente, e senza attendere il provvedimento di esecuzione della pena, si costituisce in carcere. Trascorre oltre un anno e mezzo di reclusione e, dunque, scende sotto la soglia dei tre anni da scontare. Nelle more, nel febbraio scorso, viene autorizzato ad effettuare attività lavorativa all’esterno per un periodo della giornata. Ora, arriva un ulteriore alleggerimento del regime detentivo con la semilibertà. Sia chiaro: non si tratta di un privilegio concesso a Giuseppe Scopelliti in quanto ex politico, ma di un istituto previsto dalla legge, nella misura in cui ne ricorrano le condizioni. Del resto, il giudice nell’effettuare la sua valutazione si basa su una serie di parametri che ben difficilmente si possono piegare a visioni distorte. E Giuseppe Scopelliti, nella sua attuale condizione di persona che ha scontato una porzione di pena e che può contare su relazioni positive circa il suo periodo in cella, possiede tutti i requisiti previsti per ottenere un tale beneficio.
Del resto, l’invocazione del rispetto delle sentenze e delle pronunce della magistratura non può essere esercizio utile solo laddove ve ne sia rispondenza con le proprie aspettative. Ciò, sia chiaro, non cambia la valutazione che da sempre abbiamo avuto circa il famigerato modello Reggio e le conseguenze nefaste che questo ha avuto per il Comune di Reggio Calabria. Quegli anni, vissuti all’insegna di una spesa irresponsabile ed una gestione delle casse comunali non solo “allegra”, ma caratterizzata da atti di grave rilevanza penale (la sentenza in questione è lapalissiana) hanno prodotto danni che ancora oggi ogni singolo cittadino sta pagando sulla propria pelle e che, probabilmente continuerà a pagare ancora per diverso tempo. Ma le valutazioni di tipo politico-giudiziario poco hanno a che vedere, oggi, con le sorti di Giuseppe Scopelliti che, condannato, ha espiato la pena nelle forme e nei modi previsti dalla legge ed ha diritto, come tutti i cittadini, ad accedere alle forme alternative alla detenzione. Per rispondere alla domanda iniziale, dunque, si tratta di una vittoria o di una sconfitta per la comunità? Né l’una né l’altra. È, piuttosto, una evoluzione naturale di un percorso rieducativo al quale Scopelliti ha aderito in maniera convinta. Se si tratti di una vittoria, solo il tempo potrà dirlo. E lo si saprà quando l’ex governatore tornerà alla sua vita, pienamente restituito alla società.