Era il 17 novembre del 1951, sabato mattina, quando al passaggio della Littorina delle Calabro Lucane crollò il ponte Ciliberto, “u Pondi ‘i Ferru”, nei pressi di “Timpa Janca” a Vibo Marina. Quell’immane sciagura, che causò la morte di 11 persone e svariate decine furono i feriti, avviò la fine della linea ferroviaria che inaugurata nel 1917 cesserà definitivamente il suo esercizio nel 1953.

 

In quegli anni in cui fu operante è stata molto importante per tutto il circondario per tanti ovvi motivi, ma cruciale fu soprattutto per le giovani generazioni di quel tempo, le quali, grazie a questo mezzo di locomozione, hanno potuto frequentare più agevolmente le scuole medie e superiori presenti a Vibo, permettendo anche ai figli delle famiglie meno facoltose d'accedere ad un’istruzione superiore. Così come hanno potuto avere inizio d’estate le prime gite domenicali al mare per le famiglie dei paesi della vicina entroterra: un notevole salto di qualità per la vita di molte persone.

 

Oggi, di quella linea, che partendo da Vibo Marina metteva in comunicazione Pizzo, Vibo Valentia per terminare a Mileto, ci rimane il tratto che da Pizzo, dalla salita per Sant’Onofrio-Maierato, giunge sino alle porte di Vibo, nei pressi della chiesetta della “Madonnella”.
Tolti i binari ferroviari, è diventata una suggestiva passeggiata, a piedi e in mountain bike, a diretto contatto con la natura, un’oasi naturalistica di macchia mediterranea, con un’altrettanta suggestiva galleria e ponti che scavalcano canaloni con cascatelle e ruscelli e da dove si può godere appieno della vista del golfo di Sant’Eufemia e dell’immensa distesa di mare. Necessiterebbe, comunque, di maggiore cura poiché vi sono punti dove la natura tende a riprendersi i suoi spazi. Un bene per la nostra collettività che andrebbe maggiormente tutelato e rivalutato.