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La vicenda di Calabria Etica, mi ha fatto venire in mente la storica intervista che Eugenio Scalfari fece a Giulio Andreotti, il noto giornalista chiese conto alla volpe della DC di una serie di misteri che avvolgevano la storia politica dell’eterno ministro della prima repubblica. Andreotti ascolto’ senza scomporsi il lungo elenco di accuse che, l’allora direttore di Repubblica, gli mise sul tavolo e, invece di rispondere, elenco’ a sua volta una serie di questioni anch’esse avvolte nel mistero che coinvolgevano l’editore di Eugenio Scalfari, De Benedetti. A quel punto, Eugenio Scalfari, alquanto perplesso, lo interruppe: “onorevole, come lei sa’, la questione è molto più complessa”, il vecchio Giulio, lo guardo’ negli occhi, e con la proverbiale cadenza verbale esclamò: “ecco bravo, la situazione è molto più complessa”. Che c’entra questa storia con Pasqualino Ruberto, Calabria Etica e le oltre 700 assunzioni fatte dalla fondazione prima e dopo le elezioni regionali? Apparentemente nulla, ma certamente, fuor di metafora, la situazione di Calabria Etica, e’ molto più complessa di quanto appare e cio’, al netto di indagini, clientele e tutto il presunto malaffare che sembra emergere da questa storia. Su questa vicenda sono stato tra i primi a scrivere. L’ho fatto durante le elezioni regionali rivelando tutti gli aspetti sconvenienti sui quali, oggi, si stanno concentrando i grandi media. Tralascio, dunque, tutti gli aspetti di carattere scandalistico sul tappeto, anche perché, se ci saranno sviluppi giudiziari nella gestione di questo ente, a questo punto, saranno i magistrati a doverli valutare. Sul piano politico, invece, la vicenda e’ molto più intrigante. Si, perché la vicenda rivela le numerose faide all’interno del centro destra calabrese e che si stanno consumando in queste ore senza esclusioni di colpi, fatte di sciabolate e di nottate dai lunghi coltelli. Proviamo a delinearne contorni e retroscena. Ruberto fino a qualche giorno fa era saldamente alla testa di una Fondazione con l’avallo dell’ex assessore al Lavoro, Nazzareno Salerno e, con il consenso di tutto il centro-destra calabrese. Lo stesso centro destra che, in queste ore, ad eccezione di Salerno, ha abbandonato al suo destino Pasqualino Ruberto. D’altronde, fin dalla tradizione antica, e’ noto che un “capro espiatorio”, e’ sempre utile a salvare il deretano di molti. Addirittura qualcuno trova finanche il coraggio di prenderne le distanze. E’ il caso dell’ex assessore al Bilancio Giacomo Mancini. E ciò risulta non solo strano, ma anche paradossale. E d’altronde come non può risultare curiosa la posizione di Mancini, e che induce in maniera naturale a porsi il quesito sul perché non sia intervenuto quando aveva i poteri per fermare, quello che, ora, considera addirittura un’emergenza morale. Un atteggiamento del genere, dunque, e’ solo frutto dell’ipocrisia politica, oppure risulta essere uno dei sintomi delle faide interne, a cui facevo riferimento in premessa? Chiaramente protendo per quest’ultima ipotesi. In politica, si sa, nulla e’ neutro e, spesso, gli scandali e le indagini aiutano a risolvere nodi e scontri interni alla politica stessa che, diversamente, si rivelerebbero irrisolvibili. D’altronde, è lo stesso Ruberto ad offrire una chiave di lettura in tal senso. Nella conferenza stampa convocata per difendersi dalle accuse, infatti, aveva dichiarato che la tempesta mediatica che si è abbattuta sulla sua gestione, non poteva essere solo riconducibile alle determinazioni della nuova Giunta Regionale, ma anche alla pesante fronda interna al suo stesso schieramento. I fronti che si combattono all’interno del centrodestra sono diversi, al punto che, nell’ultimo consiglio regionale, sia a Mimmo Tallini che a Fausto Orsomarso e’ stato praticamente impedito di entrare a far parte del gruppo di Forza Italia.
Pasqualino Ruberto insieme a Nazzareno Salerno, e’ schierato con uno di questi fronti. Proprio Salerno, dopo aver sbancato il botteghino elettorale, grazie anche al contributo elettorale dell’ormai ex Presidente di Calabria Etica, ha contribuito a ridisegnare gli equilibri politici interni al centro destra calabrese. Determinante nella elezione a capogruppo di Forza Italia, di Nicolò facendo asse con Ennio Morrone, sbarrando così la strada alle velleità di Orsomarso, non solo, nel corso dell’ultimo Consiglio Regionale, secondo le indiscrezioni, Salerno e’ stato anche tra i protagonisti della defenestrazione di Orsomarso e Tallini dal gruppo di Forza Italia. E’ difficile credere che, una linea del genere, a questo punto, non abbia un qualche avallo tra i consoli romani del partito di Silvio. Tutti contro tutti, sembra essere la dinamica della guerriglia in corso, una guerriglia che, spesso, assume caratteri quasi paradossali. All’orizzonte, diversi appuntamenti strategici, il più imminente, l’appuntamento amministrativo di primavera.
Pasqualino Ruberto sponsorizzato dallo stesso Salerno, aveva annunciato la sua intenzione di candidarsi a Sindaco della città di Lamezia. Su questa strada però, quasi subito, si era messo di traverso un altro pezzo da 90 del centro destra calabrese che, almeno storicamente, gode di buoni uffici romani, Pino Galati, il quale, aveva già pronto un suo candidato, Paolo Mascaro. In questo ampio quadro di lacerazioni, si inseriscono altri protagonisti della dinamica interna al centro-destra, Mimmo Tallini e’ uno di questi. Tallini avrebbe diversi motivi per affossare Ruberto e, di conseguenza Salerno, non ultime, le vicende del consiglio regionale, ma anche la concorrenza elettorale agguerrita dello stesso Salerno, che alle ultime regionali gli ha strappato il primato di signore delle delle preferenze in provincia. Ma se dal crollo del fronte Salerno, Tallini avrebbe tutto da guadagnare, non è detto che, gli frutterebbe benefici il rafforzamento del fronte Galati. Galati, infatti, e’ un altro nemico interno di Tallini. Inimicizia che si è guadagnato sul campo, impallinando il candidato di Galati a Presidente della Provincia, attraverso un accordo trasversale siglato con Enzo Bruno del PD. Gli spazi per Tallini, dunque, in Forza Italia, appaiono sempre più ristretti, tant’e’ che, proprio qualche giorno fa, aveva dichiarato di guardare con simpatia al movimento di Salvini, privo, al momento, di referenti autorevoli in Regione, anche se, guarda caso, l’unico gruppo abbastanza aggregato che fa riferimento a Salvini, e’ radicato a Lamezia. In tal senso, sarà’ interessante osservare il parterre dell’iniziativa che si terrà proprio a Catanzaro giorno 18, in occasione della tappa catanzarese di Matteo Salvini. In questa balcanizzazione del centro destra calabrese non passa inosservato neanche il silenzio di Wanda Ferro, un silenzio tutt’altro che distaccato e che, tende ad accreditare la Ferro, come vittima dei capobastoni del centrodestra.
E’ difficile credere però, che l’ex Presidente della Provincia di Catanzaro non fosse consapevole della polpetta avvelenata che, i suoi compagni di partito, gli servirono alla vigilia delle elezioni regionali, consegnandogli la legge elettorale che l’avrebbe esclusa dal Consiglio. Una tesi, quella della vittimizzazione dell’ex presidente della provincia di Catanzaro, rispolverata nelle ultime ore, dalle dichiarazioni dell’on. Caputo. E’ più plausibile, invece, ipotizzare che, nella ricollocazione delle caselle pre elettorali del centrodestra, la Ferro avesse poche alternative: a) rinunciare alla candidatura e uscire definitivamente dal gioco politico; b) scegliere di candidarsi in lista nella circoscrizione di Catanzaro. Un opzione, quest’ultima, estremamente rischiosa sul piano elettorale, considerato che, avrebbe dovuto sfidare due macchine da guerra di preferenze come quella di Tallini e dello stesso Salerno. Recitare il ruolo della vittima oggi, dunque, potrebbe essere un buon affare sul piano politico per la signora della destra catanzarese. In soccorso della Ferro, e della sua linea, potrebbero venire proprio le circostanze e gli eventi che sembrano delinearsi in questi giorni. L’affaire Calabria Etica per esempio, potrebbe spazzare via Ruberto e Salerno, la fuoriuscita di Tallini, potrebbe liberargli la città di Catanzaro, senza considerare che, a Calabria Etica, potrebbe aggiungersi l’altro affaire che sembra emergere all’orizzonte, quello cioè, legato alla Fondazione regionale, Calabresi nel Mondo, presieduta da Pino Galati, un’altra vicenda che, potrebbe ridimensionare e, non poco, il parlamentare lametino. Un tale scenario, dunque, aprirebbe un’autostrada proprio a Wanda Ferro per riconquistare il terreno perduto all’interno del centrodestra. Ipotesi, congetture, allo stato, certamente, ma si sa, in politica l’appetito vien mangiando e, gli scandali, le inchieste, spesso, si rivelano dei buoni aperitivi. Se a questo scenario si aggiunge quello cosentino, non meno apocalittico di quello catanzarese e che, vede al centro il futuro di altri big, tra i quali, quello di un’altra signora della destra calabrese, Jole Santelli, e’ ipotizzabile, o altamente probabile che questi retroscena siano molto al confine con la realtà.
Pasquale Motta