Una partita poteva durare mezza giornata, con il pubblico di ragazzini assiepati intorno al pesante marchingegno pieno di luci e suoni. Il suo posto è stato preso dalle macchinette mangiasoldi
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Gianni u Biondu era campione a flipper. Nessuno osava cimentarsi con lui, e sì che di bravi ce n’erano, ma a Gianni non lo batteva nessuno! Con sole 50 lire ci giocava “pe’ ‘na jornàta sana”. ‘Mbari ‘Ndoni du’ bar, conoscendolo, quando lo vedeva entrare “ngi venìa ‘a frevi cu’ friddu” perché con lui di guadagno ne traeva davvero poco, anzi ci rimetteva eccome in fatto di corrente elettrica. Totalizzava tanti punti che gli facevano vincere palline e partite a ripetizione, tanto che alla fine, stufo, lasciava il gioco ai ragazzini spettatori che, anche per questo, alle sue esibizioni non ne mancavano mai. Quando arrivava un flipper nuovo gli bastavano poche partite per comprenderne i colpi e la forza da imprimere alla pallina, dopodiché non ve ne era più per nessuno.
A volte adoperava un trucchetto. Se la pallina scendeva dai laterali ed era destinata a perdersi, non visto da ‘mbari ‘Ndoni, con un colpetto bene assestato con la parte interna del pugno schiuso a metà, senza fare tilt, la rimetteva in gioco: era l’idolo dei ragazzini, che lo consideravano un mago.
Anche ‘mbari ‘Ndoni, però, adoperava un suo trucchetto: quando riteneva che la durata della partita avesse oltrepassato i limiti o che troppi spettatori si accalcavano e l’ammirazione del pubblico diventava troppo rumorosa, di nascosto mandava a Gatànu Pèdi ‘i Pàpara a staccare la corrente dal quadro elettrico, come se fosse andata via così, come spesso accadeva col maltempo. Ma lo sapevano tutti chi era stato l’artefice, e qui le male parole nei riguardi di Pèdi ‘i Pàpara diventavano un momento ancora più spassoso, fin quando non interveniva ‘mbari ‘Ndoni che mandava “tutti ê casi”!
Il racconto, tratto dal mio vissuto, ritrae un passato non troppo lontano che, verosimilmente, appartiene ad ognuno di quanti in quegli anni abbiamo trascorso la propria giovinezza.
Oggi, purtroppo, nella stragrande maggioranza di questi esercizi pubblici gli innocui flipper sono stati soppiantati dalle famigerate slot machine. Il gioco d’azzardo, una volta clandestino e combattuto dall’Ordinamento giuridico, ora è proprio lo Stato che lo regolamenta e lo sostiene. Una piaga che imperversa ai giorni nostri e che sempre più sta dilagando sul nostro territorio. Una questione nazionale ma che nella nostra Regione, in proporzione, ha assunto dimensioni davvero rilevanti. Il fenomeno registra una crescita continua di sale scommesse, in aggiunta ad una percentuale altissima di bar e tabaccherie dove sono davvero rari i casi in cui non siano presenti macchinette mangiasoldi, video poker e gioco del Lotto con estrazioni ogni 5 minuti. A questi vanno sommati i “gratta e vinci” e quanti si collegano direttamente con il computer di casa ai siti online. Un’offerta persistente e diversificata, un bombardamento continuo, che per molti rappresenta un invito assai arduo da declinare.
Tale fenomeno, sul quale bisognerebbe soffermarsi e riflettere in modo serio, nella maggior parte dei casi va a colpire le fasce più deboli della nostra comunità. Casalinghe, pensionati, padri e madri di famiglia, giovani disoccupati, già di prima mattina si vedono entrare in questi esercizi, in un viavai continuo sino a sera.
Purtroppo anche i casi patologici sono in continua crescita, così come il numero dei disperati che sono costretti a rivolgersi ai centri di cura per disintossicarsi dalla dipendenza dal gioco d'azzardo. Persone che sottraggono le risorse quotidiane alle famiglie già in difficoltà o che dilapidano i risparmi di una vita di sacrifici e la vita stessa, in questi passatempi sanguinari. E c’è chi ci lucra.
Ah, come sarebbe bello se al posto di queste spietate macchinette venisse ricollocato il caro vecchio flipper! Gianni u Biondu, purtroppo, non è più tra noi, ma sono certo che ne sarebbe felice anche lui.