E’ domenica 10 settembre 2017, la politica calabrese sembra tacere, in realtà però, non è così. Alla vigilia di eventi importanti quando la politica tace formalmente, essa invece, cammina sul filo dei telefoni, nei privè di ristoranti e trattorie nei quali si susseguono gli incontri e nei quali si siglano patti o rotture in vista del rinnovo di cariche istituzionali. Cariche istituzionali che in se rappresentano poco nell’azione del potere, ma rappresentano postazioni, pedine sulle scacchiere della composizione delle alleanze in vista delle elezioni.

 

L’appuntamento è domani 11 settembre in Consiglio Regionale, l’assise è convocata per rinnovare l’ufficio di Presidenza, appuntamento statutario di metà legislatura. Il passaggio, seppur di tipo ordinario sul piano istituzionale, no lo è affatto sul piano politico, perché si inserisce nel contesto di un momento delicatissimo della vita politica calabrese e nazionale, e che, ha come sfondo le imminenti elezioni politiche. A sentire i rappresentanti dei gruppi consiliari di tutti gli schieramenti i giochi sembrano fatti.

 

Il centrodestra ha indicato il suo ambo: fuori Pino Gentile di AP, vice Presidente uscente e fuori Giuseppe Graziano FI, consigliere segretario uscente, dentro Wanda Ferro e Mimmo Tallini, di FI ma del gruppo Misto, entrambi catanzaresi. Secondo Iole Santelli, coordinatrice regionale di FI (in foto) tale indicazione sarà rispettata dal gruppo. A rompere le uova nel paniere, la posizione di AP che ha fatto sapere con una sua nota che i giochi non sono chiusi affatto, anzi, sono apertissimi e, nella nota, fa capire che il partito che in Calabria fa capo ai fratelli Gentile rivendica pienamente il diritto di concorrere all’elezione dell’ufficio di Presidenza, senza per questo ricorrere a inciuci ma semplicemente puntando sulle regole della politica.

 

Dall’esito di questa partita che potrebbe apparentemente sembrare tutta racchiusa nella diversità delle posizioni delle minoranze in consiglio regionale, paradossalmente, invece, si misureranno due fattori chiave della politica calabrese dei prossimi mesi. Il primo fattore. La tenuta del centrodestra sull’asse Cosenza/Catanzaro che, sulla scia dei successi alle amministrative delle due città, sembra trovarsi nel momento più propizio sulla strada della riconquista della Regione. Il secondo fattore. La tenuta della maggioranza che sostiene il presidente Mario Oliverio e tutto quello che ne consegue nella prospettiva di un’eventuale rimpasto. Se AP è sicura di poter ribaltare indicazioni e previsioni nel rinnovo del consiglio regionale, ciò potrebbe voler dire, dunque, che i numeri ballano e la tenuta dei rispettivi gruppi sia di centrodestra che di centrosinistra, è tutt’altro che granitica.

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D’altronde non è più un segreto per nessuno sul fronte del centrodestra, per esempio, i distinguo di Nicolò rispetto ai forzisti collocati nel gruppo misto, Morrone che ormai da tempo è un battitore libero, a questo si aggiunga, il forte malumore di Giuseppe Graziano rispetto alla sua mancata indicazione nella famosa riunione dei gruppi di centrodestra del T-Hotel. Per non parlare poi del centrosinistra nel quale i mal di pancia serpeggiano in tutti i gruppi consiliari, a partire dal consigliere Pasqua e Orlandino Greco del gruppo “Oliverio Presidente” per arrivare a Scalzo, Bevacqua, Ciconte, Guccione e Aieta nello stesso PD. Se queste sono le premesse alla vigilia del consiglio regionale, è probabile che in molti, dalle parti del PD, non dormano sonni tranquilli.

 

Se domani dall’urna istituzionale uscirà una delegazione diversa da quella immaginata sia da Santelli che dallo stesso PD, il quadro politico subirà una repentina virata verso altri orizzonti, anche perché, se il 2015 Gentile venne eletto con l’aiutino della maggioranza graniticamente al fianco di Oliverio, questa volta, per ironia della sorte, proprio Oliverio potrebbe subire la sua elezione. Il resto lo vedremo a “babbo morto”.

 

Pasquale Motta