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Potremmo dire di essere stati facili profeti nel prevedere con ampio anticipo l'epilogo della elezione dell'ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria. Potremmo dire di aver previsto i sintomi del disagio che serpeggia a destra come a sinistra. Potremmo ancora affermare con assoluta certezza che alla maggioranza è ormai sfuggita di mano la tenuta dell'intera coalizione. E potremmo altresì prevedere che Forza Italia perseverando la strada dell’isolamento rischia di compromettere la possibilità di riconquistare il governo della Regione. Tutto ciò potremo riaffermarlo senza timore di essere smentiti ma, invece, preferiamo stimolare una discussione sugli scenari presenti e futuri che si aprono dopo il passaggio del Consiglio Regionale di ieri. E già, perché da oggi si apre una nuova fase politica che non consiste nell’emersione di un asse PD/AP in Calabria, come qualcuno vorrebbe far credere ma piuttosto cambia la dinamica politica in vista dei prossimi appuntamenti politici ed elettorali. In consiglio regionale, in sostanza, si è manifestata, plasticamente, la resurrezione della prima Repubblica, intesa come recupero del “primato della politica”.
La dinamica politica
E La politica, alcune volte, ha dinamiche strane, come in questo caso, e si misura su circostanze che formalmente avrebbero dovuto essere di scarso rilievo istituzionale. Fatti di routine. Il consiglio regionale, infatti, era semplicemente chiamato a rinnovare l'ufficio di presidenza, tra l’altro, formalmente, la carica di maggiore rilievo istituzionale avrebbe dovuto essere quella del Presidente. E invece no. La politica, ieri si è misurata nel voto sulle due vicepresidenze e sull’elezione dei due consiglieri segretari questori, a destra come a sinistra. Paradossalmente l’elezione del Presidente del Consiglio è passata in secondo piano.
Il malessere del Pd e della maggioranza
E alla fine i fratelli Gentile hanno dato scaccomatto sia alla maggioranza che alla minoranza. In qualche misura nelle ore precedenti al consiglio regionale noi lo avevamo previsto. I segnali premonitori c'erano tutti, a partire della sicurezza con la quale AP aveva avvertito i vertici di Forza Italia. I numeri però fanno una certa impressione. Pino Gentile disponeva di soli 3 voti, quelli del suo gruppo, ai quali chiaramente si sono aggiunti quelli di Graziano e Morrone. Alla fine è stato riconfermato con 13 voti risultando il più votato del Consiglio dopo il Presidente.
Ciò significa che dalla maggioranza non è venuto un aiutino ma si è verificato un vero e proprio smottamento. Il sintomo di un malessere forte che certamente ha riguardato quasi tutto il gruppo di "Oliverio Presidente" ma anche un pezzo consistente del PD. Sebi Romeo, tenta di sdrammatizzare e, tuttavia, la matematica non è un opinione. La maggioranza di centro sinistra, sulla carta disponeva di 20 voti, Enzo Ciconte ne ha intercettati solo 12. Ha ceduto il Pd. È franata la maggioranza. Qualcuno della maggioranza, come la stessa Wanda Ferro ha dichiarato, potrebbe aver votato addirittura per Tallini. A questo punto verrebbe da chiedersi se le carte della politica calabrese sono ancora in mano a coloro che avevano determinato la vittoria del Presidente della Giunta regionale.
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L'epilogo del consiglio farebbe protendere per il no. E' evidente dunque che, a partire da oggi, muta radicalmente lo scenario politico. Per Ernesto Magorno, “tutto va bene madame la Marchesa”, per Sebi Romeo, capogruppo del PD in consiglio regionale, quello che si è verificato è il prodotto della normale dinamica istituzionale in un organismo assembleare. Contenti loro. Se perdere il controllo del 50% della maggioranza di governo, per i dirigenti del PD, è “normale dinamica assembleare”, riteniamo che quel partito, al momento, sia in preda di un grave deficit nella percezione della realtà. Le reazioni dello stato maggiore democrat calabresi, infatti, fanno venire in mente un verso del nostro inno nazionale: “stringiamoci a Coorte siam pronti alla morte” (…) ma, forse, l’orchestrina che continua a suonare sul ponte del Titanic mentre la nave sta affondando, indubbiamente, rende meglio l’idea, sulla effettiva capacità della comprensione del reale clima politico che soffia intorno all’esperienza di governo del pd in Calabria e nel resto del Paese.
Ap intercetta il dissenso
AP, invece, con abilità politica ha intercettato il dissenso che sta crescendo intorno alla maggioranza di Mario Oliverio. Abili conoscitori del gioco politico come i fratelli Gentile non si sono certo lasciati scappare l’occasione. E d’altronde la capacità di fare politica consiste nel sapersi inserire negli spazi lasciati vuoti e coprirli. Detto fatto. A destra come a sinistra.
La “Caporetto” della Santelli e di Forza Italia
A destra, infatti, si è consumata in qualche modo la "Caporetto" della Santelli e del gruppo dirigente intorno all'asse Cosenza/Catanzaro, il quale invece di capitalizzare lo straordinario risultato delle amministrative di Catanzaro, avvenuto, tra l'altro, con l'apporto determinante di AP, hanno preferito chiudersi nell'orticello ristretto del centrodestra rappresentato nel gruppo Misto. Un errore strategico che potrebbe rivelarsi letale sulla strada della riconquista da parte del centrodestra del governo della Calabria. Non a caso, Pino Gentile, in una dichiarazione rilasciata ai microfoni della nostra testata, seppur non citando mai la Santelli, non ha nascosto di essere scettico sulla capacità di correggere il tiro da parte degli attuali assetti calabresi di Forza Italia, e ha parlato di vera e propria inadeguatezza da parte dei dirigenti di FI nella comprensione dei rudimenti della politica e nella gestione della fase politica attuale. Una analisi che in qualche modo trova conferma nell’intenzione dell'espulsione del consigliere questore Giuseppe Graziano, una decisione che andrebbe ad indebolire ancor di più, la costruzione dell’alleanza per preparare l’alternativa alla Giunta di Oliverio.
Prove di proporzionalismo
In conclusione, ribadiamo quello che andiamo scrivendo da qualche tempo per meglio comprendere le dinamiche politiche che stiamo vivendo e che abbiamo davanti: siamo ritornati nell’epoca del proporzionalismo. Ciò significa che i risultati elettorali sono indicativi, ma non determinanti nella costruzione degli assetti di governo. Nel proporzionalismo politico, infatti, conteranno abilità di aggregazione, capacità di fare sintesi, attitudine alla mediazione, saranno queste le caratteristiche essenziali per dar vita non solo ai governi ma per sopravvivere nel gioco politico. In questo passaggio, AP in Calabria ha giocato una partita che allo stato ha vinto su tutti i fronti, posizionandosi al centro delle dinamiche politiche dei prossimi mesi, molto probabilmente perché ha compreso la nuova fase politica meglio e prima di altri. Il PD e Mario Oliverio, in Calabria, hanno perso la loro centralità, recuperarla sarà estremamente difficile. Forza Italia, invece, ha finito per isolarsi politicamente, rischiando di perdere quel vantaggio politico che aveva accumulato negli ultimi mesi. Le praterie della politica allo stato, sono immense e tutte le variabili altrettanto possibili.
Pasquale Motta