L’opera di Antonio Boragina è presente in tutti i maggiori musei che raccolgono immagini antiche del Mezzogiorno. Straordinari i suoi scatti che ritraggono i momenti della mattanza
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Antonio Boragina, un emerito sconosciuto ai più, eppure in Calabria è stato uno dei primi ad usare una macchina fotografica, intuendo che con essa era possibile fare dell’arte: le sue opere sono oggi presenti nei più importanti musei di fotografia del Paese. Nato a Pizzo e vissuto a cavallo tra l’800 ed il ‘900, molte delle foto antiche che riguardano la cittadina tirrenica e, più largamente, la provincia di Vibo, che troviamo sul web, appartengono a questo antesignano della fotografia. Ricordato in modo particolare per le intense immagini che riprendono le tonnare con le loro cruenti mattanze, egli ha ritratto anche le nobildonne, i loro rampolli e famiglie più in vista della sua epoca, non disdegnando le vedute panoramiche, come dimostrano le foto che hanno fatto parte della rassegna “Vibo in scena” in mostra a Palazzo Gagliardi fino al 31 marzo di quest’anno.
In un articolo di Repubblica del 2002 si legge che nella sede del Museo della Fotografia di Torino è stata presentata la donazione Dini, ultima acquisizione della Fondazione italiana per la fotografia. «È questa - si legge nel pezzo - una preziosa raccolta di ritratti, interni, vedute di mare del fotografo Antonio Boragina, attivo a Napoli nei primi decenni del secolo scorso. Il fondo è stato donato dagli eredi Dini ed è prevalentemente costituito da lastre autocrome». Non si fa accenno, però, alle origini calabresi di Boragina. Questo lo precisa, invece, Elia Panzarella, presidente della Fondazione “Archivio storico fotografico della Calabria”, all’inaugurazione della riferita mostra a Palazzo Gagliardi: “Scene di vita quotidiana come i tonnaroti, ripresi all’inizio del ‘900 da Antonio Boragina, fotografo di Pizzo, nei momenti cruciali della mattanza”.
Mentre l’Archivio Storico Fotografico della Calabria nell’illustrare il fotografo napitino, riporta: “Un importante contributo alla memoria fotografica dei luoghi vocati in modo particolare alla pesca lo dobbiamo anche a questo sconosciuto fotografo che prediligeva fotografare i tonnaroti di Pizzo e di Vibo sia a bordo dei barconi della tonnara che nel porto. Le foto di quell’inedita intesa con gli uomini del mare sono ancora poco conosciute e meriterebbero di diventare parte integrante del nostro patrimonio identitario”.
Boragina si trasferì a Napoli con tutta la famiglia negli anni Trenta, lasciando una traccia indelebile tra gli estimatori della giovane e rampante arte della fotografia. Del tutto sconosciuto invece tra i suoi concittadini, non essendo mai stato citato tra le varie opere pubblicate su Pizzo, nonostante sia stato uno dei precursori della fotografia in Calabria e più in generale nel meridione d’Italia.