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Lasciamo perdere le vicinanze istituzionali e della società civile. Con o senza retorica, poco importa. Non perché tali cose lasciano il tempo che trovano e non saranno mai risolutive, ma perché a fare quadrato attorno a fatti simili si può correre il rischio di allontanare il pensiero dai fatti veri. Che poi sono quelli che contano. E la ‘ndrangheta non scherza. Non sicuramente sul figlio di Nicola Gratteri. Se qualcuno pensa che in questa guerra non ci possano essere molti “dei nostri” in pericolo serio di vita è un illuso.
C’è un prezzo da pagare. Così com’è stato per Falcone e Borsellino, Scopelliti, Losardo, Valarioti, Peppino Impastato, Giancarlo Siani e chi più ne ha più ne metta.
C’è un prezzo da pagare e c’è pure una contro-analisi da fare: più le mafie alzano il tiro, più si è prossimi alla vittoria. Non la loro, ma dello Stato e della società. Ecco, questa guerra è appena iniziata. Il 2015 è stato un anno di grandi cambiamenti silenziosi. Forse in pochi se ne sono accorti, ma il territorio calabrese attualmente è in mano all’anarchia. Tantissimi arresti e condanne si sono abbattuti come un ciclone sulle teste delle ndrine più forti. Senza contare il protocollo d’intesa promosso dai Tribunali calabresi e la magistratura di Reggio sul potenziale allontanamento dei figli dei mafiosi dalle famiglie di provenienza, che se diverrà legge genererà un vulnus di inestimabile valore morale e istituzionale.
E in tutta questa “mambassa” non si può credere che la ‘ndrangheta faccia la figura della bella statuina. Reagisce e reagirà. Nei modi e nei tempi a lei più congeniali: la trasversalità. Niente di più brutto e meschino. Colpire terzi e innocenti, per dare un segnale di forza e prepotenza. In teoria. In pratica, invece, sono segnali di debolezza e colpi accusati. Ecco la contro-analisi.
Bisogna partire da qui, da questa consapevolezza. Chi ha paura adesso è bene che si faccia da parte. E che la smetta pure di parlare a mezzo stampa e a mezzo social. Bisogna operare con il metodo del doppio binario direttamente proporzionale: cresce lo Stato, cresce la società civile. Cresce lo Stato nei fatti e cresce la società civile nei fatti. Il rischio è altissimo: qualcuno può lasciarci le penne. Ma chi pensa che sia una battaglia facile è bene che la smetta innanzitutto di parlare a mezzo stampa e a mezzo social. Perché in Calabria non si amano i professori dell’antimafia e i professori dell'ogni stagione. Gli eroi sono invisibili. Segnatevi questo inciso.