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Tutti sono passati dalla Porta Santa, chiusa a fine celebrazione dai rispettivi Vescovi dopo il canto di ringraziamento del “Te Deum”.
Il segno della Porta Santa indica il dono dell’incontro con Gesù, «la porta delle pecore», ben richiamata nel Vangelo di Giovanni: «Chi entrerà attraverso di me sarà salvo; entrerà e uscirà -troverà- pascolo».
A Catanzaro il presidente della Conferenza Episcopale Calabria, Mons. Vincenzo Bertolone rivolgendo un pensiero alla gente sofferente segnata da povertà, da mancanza di lavoro, da lutti e da calamità naturali, ha invitato la comunità ad essere grati per l’Anno Santo del Giubileo: «una preziosa occasione che ci è stata offerta per guardare al passato con gratitudine, al presente con speranza, e per sognare il futuro di missione evangelizzatrice con forza e novità evangelica, con coraggio e sguardo profetico, lasciandoci guidare dallo Spirito che sempre ci sarà accanto nella ricerca di Dio, che caratterizza l’esistenza operosa di ogni credente».
Un cammino di fede, voluto da Papa Francesco, che ha goduto e che godrà sempre della Misericordia del Signore, e che richiama a vivere sempre di più con coraggio ed entusiasmo l’impegno cristiano.
Alla luce del brano del Vangelo proclamato, il Presule ha invitato tutti a vivere la propria vita con testimonianza e perseveranza nel bene, anche in presenza di difficoltà.
Richiamando anche la lettera di San Paolo che rimprovera alcuni cristiani della comunità di Tessalonica che vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione, Mons. Bertolone ha evidenziato come anche nella nostra storia attuale, «nonostante i “missionari della misericordia”, nonostante i confessori e direttori spirituali, i tanti passaggi delle tante porte sante per lucrare le indulgenze, si continua a vivere una vita senza ordine, agitata o -per contro- inattiva”».« L’apostolo – ha detto Mons. Bertolone - non sta rimproverando chi -incolpevole- non trova lavoro o non riesce a ritrovarlo, perché il mercato è tuttora in crisi per cause endogene ed esogene. Paolo richiama all’ordine chi non si guadagna il pane onestamente, chi vuole lucrare sull’indigenza altrui senza far nulla; chi addirittura, diventa contiguo alle forze del male e semina a piene mani la zizzania della criminalità, del silenzio omertoso, dell’illegalità. L’Anno Santo per costoro è passato, ma non sono ancora passati i suoi intenti: non siate avidi, siate operosi! Lasciatevi abbracciare dalla misericordia di Dio, ci ripete papa Francesco. “Dio vi aspetta a braccia aperte”, ci ripete il nostro san Francesco di Paola».
L’Arcivescovo Bertolone, evidenziando come molto cristianesimo è lontano dalla volontà di Dio, alla luce dei doni offerti dal Giubileo ha invitato la comunità a vivere con «il desiderio di continuare ad amare il Signore sopra ogni cosa, perché la fede non è un dono acquisito una volta per sempre, ma un dono gratuito che Dio ha infuso in noi con il santo Battesimo, ma che deve diventare ricerca e risposta quotidiana, affidandoci a Dio e fidandoci del suo amore, accogliendo come veri i segni di credibilità della sua tenerezza e della sua esistenza, che egli ci ha dato e ci dà».
Una vicinanza al Signore che deve aiutare tutti a promuovere zione di bene, di vicinanza agli ultimi, perché «il vero amore è espressione dello Spirito divino, anima della nostra anima e dell’essenza cristiana».
Il Giubileo è stato detto “straordinario” anche per il dono che della “misericordia” che ha voluto ancor di più evidenziare l’importanza della carità, del perdono, della penitenza e del perdono. «Dio - ha detto Mons. Bertolone - ci ha offerto la sua misericordia, come remissione dei peccati, come rinnovamento della nostra vita, come frutto di una nostra decisione di conversione. Non serve, fratelli carissimi, o meglio non è sufficiente, ricevere misericordia e perdono se non ci trattiamo -a nostra volta- con i sensi della misericordia, della riconciliazione e della pace, soprattutto all’interno delle famiglie, delle nostre comunità, dei movimenti, delle aggregazioni e dei presbiteri. Desidero chiedere umilmente perdono se ho mancato di carità e se non sono riuscito a far sentire l’amore di Dio e della nostra amata e bella Chiesa che rappresento».
Ma a tutti l’Arcivescovo, come il Buon Pastore, ha chiesto sinergia e forza per continuare con coraggio il cammino ecclesiale, attraverso dei segni concreti da vivere tra fedeli e presbiteri: l’adorazione eucaristica, la confessione, giornate di fraternità con anziani e malati, missioni popolari, pellegrinaggi delle famiglie nei santuari diocesani. E non per ultimo l’attenzione verso il Boccone del Povero e l’Oasi della Misericordia per i senza fissa dimora. «Fate con amore – questo l’invito dell’Arcivescovo - le opere di misericordia, abbiate attenzione verso i più bisognosi e gli immigrati e in sintesi coltivate “quotidie” la testimonianza dell’amore della di Cristo Gesù. La Chiesa non vive per se stessa, ma per Cristo. Intende essere la “stella” che fa da punto di riferimento, aiutando a trovare il cammino che porta a lui».
La Chiesa Calabrese, assieme alla Chiesa Universale, domenica prossima pregherà in comunione con il Papa che chiuderò a Roma Anno Santo della Misericordia.
Rosaria Giovannone