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Sono Giornate frenetiche in tutti i partiti e nelle segreterie politiche dei diversi parlamentari. In gioco ci sono posizioni di potere, carriere, ambizioni per tanti personaggi, siano essi buoni politici che modesti politicanti. Le elezioni politiche saranno il crocevia per assestare e consolidare strategie, obiettivi e alleanze in vista delle prossime regionali. In Calabria alle elezioni regionali ormai mancano solo 24 mesi. La partita delle politiche si incrocia con le regionali. D’altronde fin dalla notte dei tempi l’ambizione di uno a conquistare un seggio al Parlamento potrebbe essere funzionale alle aspirazioni di qualcun altro per la conquista di uno scranno alla Regione. Il compianto dirigente comunista Franco Politano li chiamava progetti: “prima scelgo gli uomini -diceva- e poi faccio il progetto”. Oggi magari le ambizioni sono più semplicistiche e meno selettive, tuttavia, il meccanismo, più o meno, è sempre lo stesso.
La situazione più complicata è quella del PD. In sostanza, i rischi per i democrat sono due : l’isolamento e la questione MdP. MdP a quanto sembra correrà in autonomia. Appelli e mediazioni alla costruzione di un centro sinistra unito, infatti, sembrano ormai cadere sistematicamente nel vuoto. I bene informati sostengono che la costruzione di un listone unico tra SI e MdP sia ormai in uno stadio molto avanzato. Difficile ipotizzare una virata a 360 gradi. Inoltre i primi segnali di posizionamento in Calabria sono comparsi: l’adesione del gruppone di dirigenti e amministratori capeggiati da De Gaetano a Reggio Calabria, a ben vedere, è solo la punta di un’iceberg che per il Pd potrebbe rivelarsi estremante pericoloso per la tenuta dei ranghi. Maldipancia e insofferenze si registrano in quasi tutte le province calabresi. Una chance in più per il PD, potrebbe essere l’alleanza con AP, ma la dichiarazione di Lupi e Formigoni di qualche ora fa che propende per un’alleanza con il centrodestra, piuttosto che, con il Pd, è stata una doccia fredda. Tuttavia bisognerà aspettare giorno 24 novembre per comprendere la posizione ufficiale di AP.
La costruzione delle liste per il Pd, dunque, si sta rivelando un vero e proprio risiko. Una vagonata di parlamentari uscenti alla ricerca di una riconferma e una vagonata di aspiranti alla ricerca di uno scranno parlamentare rende la partita ancora più difficile, considerato l’insufficienza di spazi. E Nico Stumpo, braccio organizzativo di Bersani, che la geografia politica del Pd calabrese la conosce bene, si muove tra i maldipancia piddini come il predatore tra le pecorelle smarrite.
Sono 9 i parlamentari uscenti del Pd. Pare però che Demetrio Battaglia di Reggio Calabria non intenda più ricandidarsi, altro spazio potrebbe aprirsi tra Crotone e Catanzaro, Nicodemo Oliverio, per esempio, ha consumato abbondantemente le due legislature e, al netto di improbabili deroghe, quasi certa per il Ministro degli interni, non dovrebbe essere ricandidato. A questo punto rimarrebbero in 7 ( 6 deputati e 1 senatore). Di questi, 4 sono cosentini: Enza Bruno Bossio, Stefania Covello, Fernando Aiello e Ernesto Magorno. 1 vibonese: Brunello Censore. 1 catanzarese: Sebastiano Barbanti. 1 Reggino: Marco Minniti. Sulle loro ricandidature non ci dovrebbero essere ostacoli.
Il problema è capire in quale posizione e, soprattutto, in quale collegio? Voci sempre più insistenti indicherebbero Ernesto Magorno capolista al collegio plurinominale proporzionale nord, in qualità di segretario regionale e sostenuto direttamente da Lotti. Marco Minniti, invece, potrebbe essere capolista nella lista proporzionale Senato, mentre capolista nel collegio plurinominale Sud, indicata direttamente da Renzi, potrebbe essere la new entry Angela Marciano’. Basta questo posizionamento sulla scacchiera delle candidature per potersi definire un credibile progetto? Ma assolutamente no.
È sostenibile, per esempio, che in una regione nella quale il congresso è stato vinto dall’area Renzi/Martina, su tre capolista proporzionali nessuno vada all’area del Ministro delle Politiche agricole? Le grandi manovre, dunque, sono in atto. Enza Bruno Bossio potrebbe essere candidata in un collegio maggioritario e numero 2 nel collegio plurinominale alla Camera, in considerazione del fatto che, la parlamentare, è una dei massimi esponenti dell’area Martina in Regione, diversamente, potrebbe occupare lo stesso schema al Senato. A quel punto potrebbe liberarsi la posizione 2 per la Covello al proporzionale della camera. Tuttavia i problemi non sono destinati a finire. Sul piatto c’è da discutere il “lodo Guccione”, il quale rivendica una candidatura per l’area Orlando. Poi ci sono le aspirazioni ormai non troppo velate di Marco Ambrogio e Giuseppe Aieta. E manca all’appello lo spazio dove collocare il deputato Fernando Aiello.
Altro rompicapo è Catanzaro
Sebastiano Barbanti è in pista per un collegio ma anche di una garanzia proporzionale, considerato che, è transitato dal M5S al Pd. E ancora. È già in campagna elettorale anche il neo vicepresidente del consiglio regionale, Enzo Ciconte, non si comprende ancora se per il Senato o per la Camera, il quale pretende un risarcimento per la tranvata alle elezioni di Catanzaro. Ciconte sembra aver stretto un patto di ferro con il Presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno, il quale a sua volta sta scaldando i muscoli in vista delle regionali del 2019. In fibrillazione anche il consigliere regionale Antonio Scalzo, uomo di Lorenzo Guerini, il quale non esclude affatto l’ipotesi di una sua candidatura al Parlamento. Brunello Censore, invece, dovrebbe correre nel collegio vibonese che comprende anche una porzione di catanzarese.
Situazione intricata anche a Reggio Calabria
Se Demetrio Battaglia fa un passo indietro, ciò non significa cedere rispetto all’area di provenienza. E’ noto a tutti che Battaglia è stato il grande protagonista dell’elezione della Bindi a Reggio e, anche, il grande sponsor elettorale del Presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto. Inoltre, dopo l’abbandono di Nino Gaetano, Sebi Romeo, è rimasto di fatto orfano di gran parte della sua area di provenienza e, sono in molti a sostenere che negli ultimi tempi il rapporto politico tra il capogruppo del Pd in consiglio regionale e il Presidente Irto, da sempre schierati su fronti Interni opposti, si sia fatto sempre più stretto. E’ il preludio di qualcosa che bolle in pentola in vista delle politiche? Può darsi. D’altronde se tu dai una cosa a me, in questo caso una spinta al parlamento per Irto,io poi do una cosa a te, il sostegno alle regionali da parte del Presidente del Consiglio per il capogruppo Pd.Il Pd di Reggio, inoltre dovrà gestire la questione Marcianò, candidatura invisa al sindaco della città metropolitana Falcomatà, renziano sofferente e, anche un po’ incazzato.E sempre su Reggio Calabria potrebbe affacciarsi un'altra candidatura di peso, quella di Gigi Sbarra, storico dirigente della CISL.
I malpensanti sostengono addirittura che la rottura del fronte sindacale in occasione della manifestazione del 16 novembre alla cittadella regionale sia determinata proprio in funzione di spianare la strada alla candidatura di Gigi Sbarra. E chi meglio di Demetrio Battaglia, in ottimi rapporti anche con il Ministro Minniti, potrebbe gestire “democristianamente” questa complessa partita? Chiaramente nei prossimi giorni tutti i nodi verranno al pettine e, siamo sicuri, se ne vedranno delle belle. Anche perché il se il ragionamento fin qui sviluppato segue una logica politica, nel PD attuale, bisogna tenere in conto il fattore “R”, ovvero, il segretario nazionale, il quale spesso si muove al di fuori della logica tradizionale. Nel suo recente viaggio in Calabria, Renzi è sembrato voler tranquillizzare tutti. Ma proprio lo “stai sereno” di Renzi, per molti navigati marpioni piddini significa notti insonni e cariche di inquietudini. In tanti collegi elettorali il ruolo del Governatore Mario Oliverio potrebbe rivelarsi decisivo sia sul piano elettorale che sul fronte delle alleanze. Ma Oliverio è irritantissimo sulla questione Sanità e minaccia di incatenarsi a Palazzo Chigi, forse non a caso, in queste ore, molti aspiranti ad un seggio parlamentare hanno preso d’assalto le ferramenta per procurarsi delle catene e dargli man forte. Sondaggi, ambizioni mortificate, paure, isolamento e maldipancia diffusi, potrebbero rivelarsi per il Pd calabrese una miscela micidiale.
(fine prima parte).
Pasquale Motta